"Ordinamenti Didattici delle Istituzioni AFAM": Teoremi malefici e pasticci giuridici

Comunicato stampa

Rif. 015
07-02-05

Ricollegandoci all'ultimo comunicato UNAMS, come promesso intendiamo chiarire i motivi delle nostre forti preoccupazioni che ormai, con la pubblicazione del regolamento, dovrebbero essere evidenti a tutti. Ma convinti del fatto che esiste anche chi non vuol vedere, onde far venire la vista ai non vedenti, ammesso che abbiano ancora occhi e coscienza, andiamo a meglio evidenziare i punti salienti del perverso teorema che è stato preparato soprattutto contro i Conservatori anche se, come si suol dire: se Atene piange Sparta, o meglio le Accademie, hanno poco da ridere.

Per procedere correttamente invitiamo, come prima cosa, i colleghi a soffermare la propria attenzione sull'art. 11 del regolamento, nel quale il Ministro del MIUR, interviene abilmente, attraverso un regolamento, a modificare illegalmente i termini di una legge primaria (L.508), ovvero sposta, temporalmente e nei termini, un concetto enunciato nella legge madre che recita testualmente: “per le istituzioni di cui all'art. 1 (conservatori di musica e istituti musicali pareggiati) facoltà di attivare, fino alla data di entrata in vigore delle norme sul riordino dei cicli scolastici, o di altre specifiche norme in materia, corsi di formazione musicale o coreutica di base”.
Al contrario, la parola “facoltà” all'art. 11 del regolamento proposto sparisce e viene sostituita con la dizione “i conservatori di musica e gli istituti musicale pareggiati e l'Accademia nazionale di danza mantengono attivi i corsi di formazione musicale e coreutica di base, secondo gli ordinamenti didattici vigenti).

Con questa nuova dizione il Ministro ottiene un duplice risultato: da un lato non esiste la facoltà ma l'obbligo di questi corsi e dall'altro sposta temporalmente il tempo della cessazione dei corsi rinviandoli, non più “all'entrata in vigore delle norme sul riordino dei cicli” ma ... a “babbo morto”.
E peggio ancora prevede che in un conservatorio già proiettato, secondo la 508 verso normative di tipo universitario, permanga la convivenza con “gli ordinamenti didattici vigenti.

È chiaro che, anche ai fini giuridici, pasticcio più grande non poteva passare per la mente dei consiglieri politici del Ministro. Purtroppo il pasticcio è strumentale poiché serve a raggiungere alcuni secondi fini.
Infatti, per meglio afferrare nella sua totalità l'arcano, occorre che i colleghi spostino la loro attenzione dal regolamento attuativo della L. 508 alla legge sulla riforma dei cicli (L. 53) e a quanto in contemporanea è avvenuto e sta avvenendo su quel tavolo ove si discute la riforma della secondaria che, come ormai tutti sanno, sta per giungere alle ultime battute. Anche in questo caso, in itinere, molti termini sono stati mutati a danno degli studi musicali infatti, mentre nei trascorsi vent'anni, con grande fatica, erano state istituite medie ad indirizzo musicale più o meno su tutto il territorio, prima sperimentali e poi seguite dalla conquista, (grazie ai malripagati sforzi UNAMS e del M° Almerindo D'Amato), di un'autonoma classe di concorso (A077), oggi il Ministro Moratti, procede, per tutte le discipline, ad abolire le classi di concorso per mutarle in pseudo-aree, ed in questa operazione non si preoccupa di differenziare, onde salvarne la specificità, educazione musicale da indirizzo musicale prevedendo magari la creazione di due sotto-aree.
Allegramente, invece, il Ministro, va ad omogeneizzare il tutto per farlo confluire in una generica ed ibrida “area musicale”. E quel che è peggio, il risultato di questo “anticulturale prodotto” ha creato soddisfazione in più componenti del mondo della scuola. Ad esempio in certi sindacati che hanno potuto accampare meriti presso alcuni insegnanti di Educazione musicale che, non soddisfatti della loro disciplina (e non se ne comprende il motivo) volevano trasmigrare verso l'indirizzo, ma soprattutto ha reso felici quelli che, avendo sempre osteggiato la Riforma dei Conservatori, con l'annientamento dell'indirizzo musicale, base della citata riforma, vedevano finalmente minare e invalidare, per l'appunto, una parte delle logiche governanti la 508. Infatti, senza una seria preparazione di studi alla base, come possono i Conservatori essere Istituzioni di livello superiore di tipo universitario?

Ma, ancor non basta.

Il piano devastante per essere completo doveva interessare anche la formazione di secondo grado: i licei. Anche in questo caso, all'inizio, la L 53 (riforma secondaria) era partita con la previsione di un “indirizzo musicale” da inserire nelle istituzioni attrezzate o che ne facevano richiesta. Di colpo, nel testo definitivo della legge, l'indirizzo viene sostituito con l'introduzione di un autonomo liceo “musicale e coreutico” che, letto con la semplicità dei puri o dei fessi come con ogni evidenza ci ritengono, sembra degno di quanto di meglio già esiste negli avanzati, culturalmente parlando, altri stati europei. La cosa, ai “più” (direttori di conservatorio compresi e credo in buonafede), è apparsa come la conquista dell'“Eldorado” solo che ai citati “più” sfuggiva un piccolo particolare che, ad onor del vero, forse non conoscevano e quindi non potevano leggere in parallelo ossia: il famigerato art. 11 del regolamento didattico.

Pertanto, in forza di quella scienza definita “logica”, possiamo pervenire a queste conclusioni o meglio a questi interrogativi con altrettante inconfutabili risposte:

- abolito l'indirizzo musicale di primo e secondo grado, dove andranno mai a studiare i disgraziatissimi ragazzi italiani ancora in vena di professione musicale? Semplice: nei Conservatori di musica ove, grazie all'art.11, diviene obbligatorio impartire la formazione musicale di base; - e con quale personale? Altrettanto semplice: con l'attuale personale dei Conservatori e ciò, ovviamente, con buona pace dei giovani musicisti che, per quanto abili e preparati, dovranno cambiare mestiere poiché saranno senza prospettive di accedere all'insegnamento nelle medie e licei ad indirizzo musicale;
- a questo punto è possibile prevedere che una stessa Istituzione e uno stesso docente possano assolvere a: formazione di primo e secondo grado, triennio e biennio? Certo che no! Infatti riuscite ad immaginare le Università e i loro professori che fanno medie, licei ed alta formazione contemporaneamente?

E allora? Elementare Watson direbbe, il citato nel precedente articolo, Sherlok Holmes al suo aiutante: si procede ad una scelta obbligata delle Istituzioni e soprattutto del personale, attraverso quei famigerati concorsi, tanto vagheggiati da taluni.

Chi di qua e chi di là.

Solo così, avendo assemblati i vari progetti e averli messi anche a confronto, possono tornare tutti i conti, compreso il fatto che per raggiungere gli obiettivi testé descritti, i tempi di attuazione della riforma dovevano essere volutamente dilatati a dismisura, magari mandando avanti e indietro i regolamenti sino a giungere all'ultima incredibile mossa, da parte del Ministro, di procedere ad un immotivato stralcio del regolamento, rispetto alla prima stesura. Infatti per rimettere in gioco, oltre ad altre “chicche”, tutta la politica del personale, il Ministro doveva stralciare e quindi rinviare al futuro ciò che nel primo testo (quello per intendersi passato dal CNAM, Consiglio di Stato etc) era ben definito, ovvero che l'attuale personale delle Istituzioni di alta cultura era legittimamente escluso da incostituzionali iniziative concorsuali nonché, parimenti, erano salve le Istituzioni da altrettanto incostituzionali scelte tra Conservatori e Accademie di serie A o di serie B.

Allegria!!! les jeux sont faits.
Si torna, dopo 25 anni, ai progetti Mascagni, Argan, Nocchi. La riforma è stato un sogno durato lo spazio d'un mattino e ciò che non riuscì a Berlinguer fu gloriosamente raggiunto dalla Moratti. A tal proposito non sarebbe peregrino sottolineare che buona parte dei consiglieri sono, per entrambi i ministri, le stesse inossidabili persone?

Se poi qualcuno, in perfetto accordo con il piano descritto e per intorbidare le acque, dichiara che esageriamo o peggio siamo visionari, non resta che attendere.

Questa volta, come già abbiamo detto, dopo aver coraggiosamente denunciato gli sciagurati progetti, per nulla smentiti dal ministero (e non vediamo come potrebbe farlo di fronte ad atti certi), anche l'UNAMS si porrà alla finestra ad attendere che la categoria esprima le proprie decisioni sul merito. Di seguito il sindacato, giura sin da ora che rispetterà, pedissequamente, dette decisioni, compresa quella masochistica, qualora vi fosse, di non far.....assolutamente nulla.

P.S. Ci pare doveroso aggiungere che il Ministro con questa operazione accontenta le Università e soprattutto fa una riforma della formazione musicale di base a costo zero. E visto come viaggiano le finanze italiane, non è cosa di poco conto. Pertanto, tutti contenti tranne... Istituzioni, docenti, non docenti, studenti ed ovviamente la formazione artistica al più alto livello, o meglio la “faccia storica” della cultura artistica italiana. Nella prossima “puntata” affronteremo gli altri danni previsti nel regolamento, compresi quelli alle Accademie.

D.L
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