Equo compenso: principi e diritti

Editoriale di Dora Liguori

Rif. 021
09-03-05

Tempo addietro un noto regista volendo sollecitare un altrettanto noto esponente del mondo politico lo invitò a “dire, finalmente, qualcosa di sinistra” nel senso che da tempo, a detta del regista, il politico in questione non rivendicava, con principi “duri e puri”, alcuni fondamentali e irrinunciabili diritti dei lavoratori. E ciò perché nell'immaginario collettivo, qualcuno che se ne intendeva, negli anni era riuscito a far passare la “vulgata”che certi sacrosanti diritti, in fatto di lavoro, erano esclusivo patrimonio della sinistra, magari dimenticando che gli stessi principi di giustizia sociale espressi dall'apostolo Marx e dal “buon Di Vittorio(1) erano stati già enunciati, in forma molto più convincente, da un certo Gesù di Nazareth. Vero è che il buon Messia, proprio a causa di queste sue ideuzze sulla parità dei diritti fra gli uomini e sulla giustizia sociale, fece senz'altro una triste fine in croce ma fu proprio per quella croce che il concetto di parità dilagò nel mondo e fu capace di abbattere, senza armi, l'onnipotente impero romano. Pertanto, chiarito che la giustizia sociale, come ci tramandano i Vangeli, fu affare antico e constatata anche l'attuale assenza, oggi, almeno per quanto attiene il personale di Accademie e Conservatori, di forti enunciazioni a tutela dei loro diritti e della loro giusta retribuzione, noi dell'UNAMS, affidandoci ai Vangeli, ad un pizzico di Marx e Di Vittorio(1), nonché alla Costituzione italiana, rivendichiamo il recupero dell'equità e congruità dei compensi per docenti e non docenti delle citate Istituzioni.

Enunciata la teoria passiamo al pratico.

Come tutti possono arguire, finché infelicemente Accademie e Conservatori albergavano in quel comparto della scuola, ove per alcuni dovevamo restare “vita natural durante”, esprimere certe rivendicazioni economiche (non certo per l'UNAMS che le ha sempre espresse) era cosa quasi impossibile. E ciò, in quanto i grandi sindacati, se avessero ottenuto condizioni favorevoli per il nostro personale avrebbero dovuto, poi, fare i conti con il malumore del personale della scuola di ogni ordine e grado. Ergo: un milione di addetti della scuola poteva ben valere la penalizzazione di circa 10.000 fra docenti e non docenti delle Istituzioni di Alta Cultura.

Questo l'infelice ieri. Oggi, però, avendo, grazie alla Riforma, ottenuto per l'AFAM un comparto a sé stante, gli impedimenti di cui sopra, non dovrebbero più sussistere e, ammesso che i sindacati lo vogliano, potrebbero, senza altre remore, procedere al recupero di un concetto di equità retributiva. Come ovvio, qui ci fermiamo non potendo decidere per gli altri sindacati ma, per quanto invece attiene all'UNAMS, la necessità di una equa retribuzione per il nostro personale diviene richiesta fondamentale e prioritaria di qualsivoglia trattativa. Ma, per il perseguimento di questa logica, diviene altrettanto prioritario altresì chiedere, nel corso appunto della parte integrativa del contratto, l'omogeneizzazione dell'orario di servizio per il personale docente di Accademie e Conservatori.

Pertanto l'UNAMS dichiara che fonderà la sua battaglia rivendicativa sull'ottenimento di una giusta rivalutazione economica per tutte quelle attività svolte oltre l'orario d'obbligo dal personale docente e non docente, previa una loro puntuale identificazione e definizione.

In soldoni l'UNAMS, ritenendo sin qui eluse alcune norme retributive, chiede il rispetto delle medesime ad iniziare da quella norma che, nella parte integrativa dell'ultimo contratto, stabiliva, per difetto, in # 53.000 (€ 27,37) lorde/ora il compenso delle ore aggiuntive del personale docente, un compenso che, oltre ad essere improponibile moralmente, va a confliggere con i principi fissati dal contratto quadro che vuole “paga oraria normale incrementata del 10%” ossia, facendo un calcolo di massima, circa quattro volte il compenso attuale di € 27,37.

Per concludere, rifacendoci al principio di equità, occorre sottolineare che esiste una Istituzione in quanto esiste una domanda da parte dei giovani di volersi formare. Ne discende che, chiedendo soccorso alla logica, l'Istituzione ha una sua ragion d'essere in virtù dell'esistenza e della richiesta, da parte di terzi, di formatori. Pertanto diviene immorale nonché autentica idiozia sottopagarli.

Se poi qualcuno ancora non dovesse capire a pieno l'antifona, per meglio renderla chiara, possiamo rivolgerci ad uno stupido, ma assolutamente esplicativo, tormentone televisivo.... “no soldi? no “party!”.



(1) Giuseppe Di Vittorio, negli anni '50 segretario generale della CGIL nonché Presidente della Federazione mondiale dei sindacati, fu con Giulio Pastore della CISL fra i grandi padri del sindacalismo italiano.

I "figli".... .