È un uomo malvagio, non ama la musica
(I perché di una “Petizione al Parlamento Europeo”)

Comunicato Stampa

Rif. 023
11-03-05

Con questa frase, messa sulle labbra di Amleto, il grande drammaturgo inglese William Shakespeare voleva sintetizzare, in modo semplice ed efficace, l’immagine dei non amanti la musica. Purtroppo in Italia, da vent’anni a questa parte, sono in molti a non amare la musica in particolare e, in senso lato, l’arte; ciò nonostante e con rammarico dobbiamo affermare che mai erano stati raggiunti i livelli attuali di disamore.
Onde evitare la facile accusa di essere dei disfattisti formuliamo una breve sintesi, appunto, della umiliante e drammatica situazione instauratasi, forse per colpa di pochi ma capace di far perdere al nostro Paese quella posizione egemone storicamente conquistata nel tempo.
Nell’ormai lontano 1999 il Parlamento italiano aveva approvato, all’unanimità, una legge di riforma di Accademie e Conservatori di musica finalizzata al pieno riconoscimento dei titoli accademici rilasciati dalle nostre Istituzioni di Alta Cultura. La legge, attesa da cinquant’anni, andava ad evitare una ingiusta sperequazione delle nostre Istituzioni e dei nostri studenti rispetto ai titoli rilasciati dalle Istituzioni equivalenti nel resto dell’Europa. Fatta la legge si presupponeva che, giusta la lunga attesa, i tempi di attuazione sarebbero stati rapidi, e ciò nell’interesse delle Istituzioni, degli studenti e soprattutto del nostro Governo, nella persona del Ministro del MIUR.
Con ogni evidenza i non amanti la musica o l’arte, non pensandola in egual misura, hanno avuto il sopravvento sulle decisioni del Ministro, per cui da quattro anni assistiamo ad un andirivieni dei decreti attuativi della legge, in mancanza dei quali la riforma non può espletare i suoi effetti fondamentali.
In poche parole, nonostante un raro accordo raggiunto sui contenuti da Parlamento (Commissioni competenti Camera e Senato), Consiglio di Stato e CNAM, i regolamenti non “trovano luce”, e quando ne viene promulgato uno (finora anche unico) esso, in alcune parti, va a confliggere con i principi espressi dalla legge 508 e dalla Costituzione. Infine è ormai opinione comune che qualcuno, non potendo ufficialmente bloccare una legge che non condivide, ne rimandi “sine die” l’applicazione nell’intento, nemmeno troppo segreto, di favorire, attraverso una stancante dilazione dei tempi, gli irriducibili esponenti di un numero esiguo di professori universitari, nonché di altrettanto irriducibili e sparute forze sindacali. Infine “menano il can per l’aia”, onde prendere tutti per stanchezza. Infatti, le nostre Istituzioni continuano a reggere solo per intrinseche capacità di affrontare la sorte avversa con autentico stoicismo. La gente e gli studenti, sono però, stanchi di subire questa, non sappiamo quanto voluta, confusione generale e nemmeno ne possono più di sperimentazioni con progetti imposti e spesso lacunosi. Non esiste quasi più la certezza del diritto e si “naviga a vista” privi come siamo di un raccordo fra le vecchie regole e le nuove, il più delle volte formulate con buona dose di improvvisazione.
La storia, quella con la S maiuscola, per fortuna racconta che la “forza e la voce della ragione” non sono mai state messe a tacere dagli oscurantisti.
Ma, per meglio afferrare il piano complessivo intrapreso per mortificare l’arte, occorre rapportarsi ad altre discutibili iniziative del ministro del MIUR quali:

E ancor non basta, poiché a far le spese della “mattanza artistica” vi sono anche gli antichi “Istituti d’arte”, sino a ieri gloria e vanto italiano, a noi invidiati da tutto il mondo ma oggi condannati a sparire, o per lo meno a perdere la loro specifica identità, e sempre grazie alla legge di riforma della secondaria.
Passando dal versante MIUR al versante spettacolo, per onore di verità, dobbiamo ricordare che le colpe verso gli artisti italiani sono antiche, anche se il Ministro Urbani ce l’ha messa tutta per peggiorare le cose. E’ evidente che a nessuno interessa se per gli artisti italiani è più facile vincere al lotto, azzeccando magari il famoso 53, piuttosto che ottenere un ingaggio presso un teatro lirico italiano o una grande associazione concertistica. Ancora una volta ci resta solo la speranza che qualcosa cambi grazie all’approvazione del D.d L sullo “Spettacolo”, relatore l’on. Rositani, in via di discussione in Parlamento.
Per concludere, amaramente registriamo che i consiglieri dei citati ministri non solo “non amano la musica” ma, nel consigliarli tanto male, dimostrano di non amare soprattutto… i ministri.

D.L.

Chi fosse interessato può inviare la propria adesione stampando e firmando in originale la petizione (scaricabile in formato pdf cliccando al link più sotto riportato) e inviarla a mezzo posta prioritaria a:
Studio Legale Sforza - Via Ettore Rolli 24 - 00153 Roma

Per informazioni: Studio Legale Sforza Tel. 06 5806144

Scarica il volantino della petizione da firmare