Unione Artisti
UNAMS

Piogge e diluvi autunnali

Editoriale di Dora Liguori

Rif. 062
19-09-08


In Italia, l'autunno, oltre alla pioggia, non sappiamo per quale motivo, reca sempre notizie poco gradevoli per i cittadini: in genere, se va bene, c'è da attendersi un aumento di tutto. Pertanto, memori di questa consuetudine, tralasciando le problematiche che affliggono altri settori del lavoro italiano, e che non ci competono, eravamo pronti alla pioggia ma non al diluvio che sta investendo Accademie e Conservatori: tagli del personale, mancato rinnovo del contratto di lavoro, drastiche riduzioni nei finanziamenti e, come se non bastasse, anche azioni dirompenti di alcuni direttori di Accademie e Conservatori (da non commentare per carità cristiana) e per i quali non esiste alcuna iniziativa ispettiva o di controllo da parte del Ministero. Nel prossimo numero daremo compiutamente conto di quanto sopra.

Passando ad altro argomento, siamo stati sollecitati a rispondere in merito a due “disattente” iniziative intraprese da alcuni nostri colleghi di Conservatorio; e noi, pur con dispiacere, lo facciamo.
Con una prima iniziativa i colleghi stigmatizzano il fatto che, nella lettera inviata al Ministro Gelmini sulla presupposta razionalizzazione dei Conservatori, non avremmo citato gli Istituti musicali pareggiati, per la qual cosa costoro alzano “alti lai” avverso la terribile dimenticanza. Abbiamo già risposto che i colleghi, così dicendo, peccano di ignoranza nel senso che ignorano che gli Istituti pareggiati (in questo caso per fortuna), dipendendo da Enti locali, non possono essere in alcun modo soppressi dal Ministro dell'Istruzione. Detto Ministro, su di loro, può intervenire solo in caso di incapacità manifesta togliendo il pareggiamento.

E sin qui, come detto, è solo ignoranza!

Una seconda iniziativa appalesa, invece, qualcosa in più dell'ignoranza o che dir si voglia poca consapevolezza; infatti, sempre alcuni professori di Conservatorio in relazione all'ordinanza-sospensiva emessa dal TAR circa il decreto 483, esprimono immantinente, un loro “libero” pensiero inviando ai giornali delle firme di protesta contro la citata pronuncia del Tribunale. Premesso che alle decisioni della Magistratura si dà corso senza commenti, è evidente che la protesta è indirizzata anche contro il sindacato che sarebbe “reo” di aver chiesto “Giustizia”, al fine di tutelare il ruolo dei docenti, compreso il loro. E per giustificare simile demenzialità precisano che quanto accaduto avrebbe provocato un dannoso arresto del processo riformatore.

Premesso che se un sindacato non si adopera in tutte le sedi, comprese quelle legali, quando a rischio c'è la stabilità del lavoro, tale sindacato come diceva il grande Di Vittorio della CGIL, dimostrerebbe di essere un sindacato “giallo”, ossia vergognosamente in accordo con il potere; ebbene, ciò premesso, nelle loro lagnanze essi, guarda caso, sempre molto “liberamente”, ricalcano le lagnanze espresse, a distanza di poche ore dall'emissione dell'ordinanza, dal Direttore Generale Dott. Civello, e così riassumibili: l'iniziativa UNAMS blocca il processo di Riforma. Pertanto, in forza di questa logica le responsabilità non andrebbero ascritte a chi redige regolamenti e decreti destabilizzanti (come affermato dalla giurisprudenza) ma a chi interviene a tutela dei colleghi. Ultima perla, sempre nella lettera, i docenti firmatari affermano:
...omissis... Non siamo esperti di legge quindi non azzardiamo ipotesi su quali siano stati i motivi (presunti o reali) di tale ricorso e sul perché siano stati, sia pur momentaneamente, accolti, ma quello che più ci dispiace è che comunque questa azione blocca di fatto il lavoro di riordino delle sperimentazioni che era in atto presso le nostre istituzioni per il definitivo avvio del nuovo ordinamento. ...omissis...

Allora, per cortesia, visto che non sono esperti: tacciano!

Infatti, nessuna argomentazione connessa al processo di riforma potrebbe giustificare il danno che, senza la sospensiva del Decreto 483, sarebbe intervenuto sui docenti circa il diritto di titolarità sulla propria cattedra.

Per questi motivi ci torna ancora una volta un dubbio amaro che vorremmo veder smentito: i colleghi non desiderano un sindacato onesto che li tuteli realmente ma un sindacato che, ponendosi vicino al potere, chiuda gli occhi sulle cose negative che li danneggiano, per ottenere, forse in cambio di questo silenzio, al momento giusto, magari “favorucci” particolari “ad personam”.

Sulla logica, poi, dei provvedimenti emessi, sempre “stranamente illegittimi” e in quanto tali annullati dai Tribunali e avendo noi stima della capacità degli estensori, riteniamo che essi non siano maldestri ma obbediscano alla logica di un piano che vorrebbe non mandare mai la riforma a regime. Infatti, così facendo, chi rema contro la Riforma, comunque, ottiene sempre un risultato: se nessuno protesta può procedere alla distruzione dell'esistente; e se, invece, si ricorre e interviene la Magistratura, almeno la dilazione... appunto della Riforma.

L' Università ringrazia!

Inoltre, c'è da dire che, per mutare gli attuali corsi da sperimentali a ordinamentali, non c'entra il 483, infatti per ottenere questo passaggio basterebbe attuare quanto previsto dal D.P.R. 212 nonché il comma 5 dell'art. 2 L. 508, ossia un Decreto del Presidente del Consiglio che dichiari le equipollenze fra i titoli di studio rilasciati dalle nostre Istituzioni e i titoli di studio universitari per l'accesso alle qualifiche funzionali del pubblico impiego per le quali ne è prescritto il possesso.

La prossima volta che qualcuno, in alto, reitererà la storia della poca cultura dei professori di Conservatorio, anche se la cosa è falsa e profondamente ingiusta, pensando a codesti “campioni del diritto”, ci correrà la voglia di evitare, per una volta, il solito mal di fegato e “saggiamente”... taceremo.

D. L.