Unione Artisti UNAMS |
Declaratorie ed altro - a cura di Dora Liguori Comunicato Stampa |
Alcuni giorni fa sono state emanate, a cura del ministero, di nuovo le famigerate declaratorie e i sindacati confederali non hanno mancato di darne notizia trionfale. Ricordiamo che le cosiddette declaratorie furono preparate o elaborate o Dio sa cosa, circa quattro anni fa a cura della giunta dei direttori e poi approvate, con alcuni voti contrari, dalla conferenza dei medesimi. Dopodiché l'Unione Artisti UNAMS, comprendendo a pieno i danni che le medesime avrebbero arrecato ai docenti, avviò una lunga battaglia, sia politica che sia presso i tribunali amministrativi, i quali diedero, in pieno, ragione, con sentenze durissime, al sindacato.
E, oggi, come se nulla fosse avvenuto e in piena contraddizione con quanto più volte espresso dal Ministro Gelmini, circa le disfunzioni di un sistema universitario che ha polverizzato, per interessi non certo sempre limpidi, le proprie cattedre, il ministero anche per i Conservatori ed Accademie propone, invece che un semplice elenco dei settori disciplinari esistenti (magari con qualche opportuna aggiunta), un allargamento dei settori a dismisura e al quale manca solo...per i Conservatori: "il canto del cane che scappa" e per le Accademie "il colore" del suddetto cane. Insomma più larghi di così!
Inoltre il decreto va ad invadere anche campi che non gli competevano. Questo per quanto riguarda gli effetti politici dell'operazione, ben diverso diviene, invece, il discorso se lo si va ad osservare dal punto di vista delle ricadute che le declaratorie, così come emesse, potrebbero avere sul personale. Infatti, mentre nelle prime erano espressi anche i criteri applicativi. nelle presenti: tutto tace! Partendo dalla logica che spesso il passato spiega il presente possiamo dire che, se nella testa di qualcuno vi fossero dei "retropensieri" applicativi, questo qualcuno, visti i passati comportamenti della categoria, potrebbe essere indotto a pensare che alla suddetta si può fare di tutto e di più. Altrimenti come sarebbe possibile spiegare la reazione che nel passato, tranne eccezioni, ebbero ad avere i colleghi docenti, i quali salvati come Mosè dalle acque, dai ricorsi e dalle iniziative UNAMS, per tutta gratitudine, votarono alle RSU proprio quei sindacati che, maggiormente, avevano sostenuto le famigerate declaratorie, con tutte le pesanti ricadute sulle cattedre che esse contenevano?
In aggiunta l'Unione Artisti UNAMS fu anche accusata d'aver addirittura bloccato, con i ricorsi a tutela dei docenti, il processo di riforma.
Se non ci fosse da piangere potremmo sorridere insieme ad Esopo il quale, nelle sue favole, ci racconta di come il lupo, per mangiarsi l'agnello lo accusava d'essere prepotente... infine la riforma la blocca chi si difende e non chi emana i provvedimenti punitivi o sballati. Bella logica!
A questo punto anche a noi appare chiaro che, onde evitare il ripetersi di simili ipocrisie, la parola vada lasciata alla cosiddetta base e a che cosa essa intenda fare, in periodi tanto pericolosi, per la stabilità del proprio ruolo. Infatti, torto o ragione che abbia, il popolo occorre ascoltarlo.
Qualcuno ha anche sostenuto che era mancata una massiccia ribellione alle declaratorie poiché molti colleghi non avevano compreso la pericolosità delle medesime e il voto alle RSU era stato espresso senza fare la dovuta correlazione su quanto appunto quel voto avrebbe comportato a livello nazionale. Insomma non era nelle intenzione dei colleghi di disarmare chi li difendeva ma soltanto dare un voto ad un amico che si presentava, ritenendo che la cosa si esaurisse a livello di Istituzione.
Ci risulta difficile credere a questa tesi poiché i colleghi, quando vogliono, capiscono perfettamente, e anche in quel caso ebbero chiaro che, sapendosi già parati, nei loro interessi, dai ricorsi UNAMS, votando altrimenti intendevano prendere i classici "due piccioni con una fava": l'UNAMS gli assicurava il ruolo e loro si assicuravano la simpatia dell'amico che si presentava o la simpatia dei tanti direttori che ambivano a rendere forti i sindacati che li sostenevano. E dal punto di vista dei direttori è difficile dare loro torto poiché le declaratorie, se nella loro applicazione verranno intese come prima, significherà per i direttori medesimi, avere tra le mani un corpo docente destabilizzato e pertanto una condizione più che favorevole e di estremo potere.... Senza contare che, mentre i già titolari potrebbero essere costretti a rigirarsi i pollici, sempre i direttori, potendo attingere a parti delle loro cattedre smembrate, saranno in condizione di inventarsi e distribuire corsi e corsetti. Esattamente come avviene nelle università delle quali, a noi, si applicano solo i sistemi deleteri.
Comunque così va il mondo e non si possono neppure drizzare le gambe ai cani. Al momento occorre attendere i chiarimenti applicativi... altrimenti si salvi chi può! Passando ad altro punto dolente ci giungono molte richieste circa il famoso rinnovo di contratto. A tale proposito abbiamo qualche speranza che il Ministro possa davvero, così come aveva promesso, provvedere ad una riapertura, a breve termine, con qualche risorsa in più.
Ultima perla, in questi giorni a firma del Dr. Civello é uscita una circolare alquanto inquietante, ispirata forse da qualche sindacato che, vedendo un calo di consensi a livello di docenza, per rimpolparsi intende passare ad altri espedienti. Infatti, la circolare prevede che si possa sopprimere una cattedra in organico di un docente e in cambio ottenere in organico due posti di non docenti. L'allargamento degli organici dei non docenti può anche essere necessario ma non operando un impoverimento delle cattedre dei docenti, poiché ciò significa impoverimento culturale e sempre minori opportunità di trasferimenti per i colleghi in attesa.
Noi, ovviamente, abbiamo espresso la nostra contrarietà ma, come detto, la maggioranza ce l'hanno gli altri e se la cosa è passata significa che i sindacati confederali la condividevano.
Purtroppo le disgrazie della nostra categoria non si esauriscono con questi provvedimenti ma in arrivo c'è ben altro. C'è ad esempio l'endemica abitudine della categoria ad avere una memoria paurosamente corta; altrimenti come sarebbe possibile spiegare che, dopo anni di lotte per aggiustare i danni che la triplice ci aveva fatto con i decreti delegati del '74 (in pratica i decreti secondarizzavano Accademie e Conservatori con tutte le logiche conseguenze sul personale), ebbene, oggi, la stessa categoria se tace rischia di ritrovarsi al punto di partenza, ossia dentro un processo di secondarizzazione. Infatti sui Conservatori incombe il rischio di ritrovarsi di nuovo con sezioni di liceo all'interno. Tutto ciò sarebbe possibile anche per una improvvida pronuncia che sembra sia stata espressa in un verbale della "Conferenza dei Direttori". In essa i direttori dei conservatori auspicavano, appunto, l'inserimento dell'istituendo liceo musicale all'interno dei Conservatori medesimi. Simile richiesta era con tutta evidenza propedeutica a quanto di li a pochi giorni avrebbe detto il Ministro Gelmini nel suo "Schema di Regolamento recante “Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai sensi dell'art. 64, c. 4 del D.L. 112/08, convertito dalla L. 133/08”. Infatti, all'interno dello Schema di Regolamento, in merito ai licei musicali, veniva previsto che, in attesa della loro formale istituzione, i corsi di base attraverso convenzioni venissero impartiti all'interno dei Conservatori.
Premesso che in Italia non v'è nulla di più stabile del provvisorio il discorso, se collegato alle ambizioni delle Università e al discorso delle fasce che i sindacati confederali vorrebbero fare in seno al rinnovo contrattuale, diviene quanto mai preoccupante.
Auguriamoci che il Ministro non voglia davvero far ripiombare i Conservatori, di nuovo, in un ibrido legislativo che, di certo non andrebbe a premiare queste Istituzioni né in Italia né all'estero. Unica alternativa sarebbe finalmente procedere all'istituzione di tavoli tecnici che, oltre a dare un supporto di conoscenze appunto tecniche, pongono anche Direttori, docenti, funzionari, sindacati e quant' altro nella condizione di fare chiarezza su cosa vogliono fare di queste povere Istituzioni.
È ora che ognuno vada ad assumersi le proprie responsabilità: essere onesti mentalmente è un dovere per tutti!