Unione Artisti
UNAMS

ITALIA: Paese dell'“impossibile”

Comunicato Stampa

Rif. 041
07-05-10

Comunicato

Incontro: informativa Licei Musicali presso il Ministero, sede di Viale Trastevere il giorno 5 maggio.

ITALIA: Paese dell'“impossibile”

Una volta si diceva che gli Italiani fossero “artisti del possibile” oggi, invece, pare che, sempre gli italiani, siano divenuti maestri nel far divenire “impossibile” ciò che altrove sarebbe logico e possibile.

Infatti, tutti i Paesi europei, dopo il trattato di Lisbona, in merito alla formazione, si sono “semplicemente “ adeguati alle regole stabilite e, soprattutto per quanto attiene la formazione artistica e musicale, consci delle specificità occorrenti al settore, senza tanti problemi e contorcimenti, hanno operato una buona e valida riforma... tranne, appunto, l'Italia. Infatti il nostro Paese, già patria dell'Arte, è stato capace di far divenire, non impossibile ma addirittura impercorribile e astruso il suo percorso di riforma artistico.

E ciò perché alle logiche strettamente culturali e di valorizzazione del sistema si sostituiscono (è avvenuto anche nel passato) le logiche di: politici, non proprio attenti al settore; funzionari tendenti ad applicare le norme in modo spesso astratto se non perverso, senza tenere conto delle specificità volute dal Padreterno; sindacati alla ricerca di aumenti di consensi, a prescindere da logiche e opportunità culturali, e in ultimo l'interessuccio particolare di chi si alza al mattino e riesce a convincere l'amico politico di turno.

Insomma le riforme del settore artistico, in Italia, non si fanno seguendo logiche culturali, magari con l'ausilio di una commissione di esperti (possibilmente senza targhe politiche o famiglia e amici da sistemare), bensì seguendo e cercando di accontentare tutti, e soprattutto quelli che riescono a “sgomitare” meglio.

Dalla somma di tutti questi intendimenti costituiti (di cui alcuni persino in buona fede) nascono quei “pateracchi” che, a cose fatte, vengono poi proposti, a titolo d'informazione, ai sindacati del settore AFAM, tanto da coinvolgerli, qualora (non volesse il cielo!) dovesse nascerne una protesta.

E tanto è avvenuto nell'incontro di ieri, 5 maggio (fatal data), presso il Ministero dell'Istruzione.

In parole povere, i più che gentili Direttori Generali Dott. Dutto e Chiappetta, affiancati dal Dott. Civello, hanno portato parzialmente a conoscenza del tavolo tecnico appositamente (quanto inutilmente, a questo punto) costituito, lo stato dei lavori sulla nuova attivazione dei licei musicali e sulle convenzioni con i conservatori; sono stati presentati dunque i risultati di un lavoro che, se il tavolo tecnico avesse avuto un senso, su detto tavolo dovevano essere preventivamente discussi. La sensazione insomma è stata quella di essere messi di fronte se non al già compiuto, almeno al già avviato, e in una maniera francamente poco condivisibile. Per esempio sembra che per le prove di selezione sarà usata la proposta del conservatorio di Parma, e per le convenzioni quella della rete dei conservatori veneti, due ipotesi che per la loro specificità (Parma ha già il liceo interno, la rete ce l'hanno solo i conservatori veneti) si dubita che possano essere condivise, se non per inerzia del sistema.

Risultava inoltre già molto strutturata quella che è la “soluzione” individuata dal Ministero per la parte più delicata, quella della individuazione degli insegnanti di discipline musicali del nuovo liceo musicale. Ben lontana l'attivazione, più volte richiesta, di specifiche classi di concorso e soprattutto di concorsi, si prevede di utilizzare, provvisoriamente, il che in Italia vuol dire stabilmente, gli insegnanti di Educazione musicale della scuola media. Ovviamente “nulla questio” per quelli che hanno i necessari titoli artistici e didattici, qualche problema invece esiste per quanti, con tutto il rispetto, insegnano senza avere il diploma specifico, non esercitano più da anni, e soprattutto non hanno alcun titolo di specializzazione all'insegnamento. Costoro, infine, avrebbero la precedenza a fronte dei tanti abilitati dei Conservatori, che rimarrebbero, dunque, senza il legittimo sbocco occupazionale. Insomma, si fornisce una nuova occasione a chi ha già un lavoro, mentre si dimentica chi quel lavoro non ce l'ha, e ha studiato per conquistarselo.

Come ovvio, i sindacati hanno ribadito quanto già espresso unitariamente al termine della precedente riunione (confronta con il comunicato del 25 febbraio 2010), ossia le convenzioni dover riguardare anche il reclutamento dei docenti, le procedure di accesso e di uscita, le verifiche periodiche di qualità, la certificazione delle strutture, l'organizzazione della didattica, e inoltre la formazione permanente dei docenti in servizio, l'attività di tirocinio e la partecipazione all'attività artistica delle istituzioni; con distinguo diversificati dunque, i sindacati hanno espresso molti dubbi sulle procedure ministeriali. Ma, detto questo, è pur vero che i funzionari, nelle loro poco felici scelte, alcune ragioni le hanno, in quanto aiutati dal perdurare di una mancanza di chiarezza proveniente proprio dai Conservatori di musica. Infatti, se i Direttori delle citate Istituzioni chiedono, in un loro recentissimo documento, il mantenimento dei corsi di base nei Conservatori, a cosa diavolo servirebbe istituire dei licei? Ad assolvere alla formazione, in questa fascia d'età, basterebbero, dunque, i Conservatori!

E fin qui, se la richiesta parte dalle Istituzioni... niente di male, opinabile ma legittimo. L'assurdo interviene allorché pretendono di avere la formazione di base e contemporaneamente di rilasciare una laurea. Ed è qui che al funzionario, giustamente i conti iniziano a non tornare più, non esistendo una simile possibilità in nessun sistema europeo ed anche mondiale, e tanto meno negli accordi di Lisbona. Infatti, proprio riferendosi agli accordi di Lisbona, non è consentito essere tutto e avere tutti, ossia se hai la formazione di base sei un liceo, e se sei un liceo non puoi dare lauree (non a caso, ben conoscendo le idee dei Conservatori, il biennio è ancora sperimentale).

A questo proposito, alcuni anni fa, durante il ministero Mussi, un suo sottosegretario con delega all'Università, durante dei lavori, pare di ricordare a Bruxelles, classificò “scuola secondaria” i Conservatori. Apriti cielo ... a iniziare dalla sottoscritta. A ben riflettere però il sottosegretario aveva dato una risposta quasi obbligata poiché, per i parametri di Lisbona (l'Italia ha firmato l'accordo), chi ha la formazione nella fascia d'età che va dai dieci ai diciotto anni, può essere classificato solo come liceo. Insomma i Conservatori debbono decidere cosa vogliono e se, con queste ultime pronunce, vogliono tirare la “volata” alle Università. Tanto, tutto è ormai pronto, compresa la soppressione del comparto AFAM.

Alla luce di quanto sopra detto riteniamo che per prima cosa sia indispensabile fare chiarezza, ossia: che vogliamo? Forse annullare la riforma?

Ebbene anche questo, se proprio i conservatori ci tengono è legittimo, ma sappiano che ciò significherà tornare ai sistemi e alle regole della scuola secondaria; e sappiano anche di fare alle Università quel regalo che da tempo attendono: potestà di dare il titolo ultimo o le lauree accademiche.

Ultima “ratio”, ma ci crediamo poco: rispolverare orgoglio e dignità e, mettendo da parte piccole paure e ancor più piccoli interessi di parte, rivendicare il ruolo che ci spetta, elaborando un modello formativo che garantisca la giusta qualità della formazione strumentale senza portare al suicidio i conservatori?

Ai colleghi, e magari anche al CNAM, l'ardua sentenza!
In caso contrario continueremo a vaneggiare sino a che qualcuno, al posto nostro e con ragione, deciderà.

Allora potremo ricordare il 5 maggio, oltre che per la dipartita di Napoleone e lo sbarco di Garibaldi in Sicilia... anche per la data che segnò l'inizio della distruzione della formazione musicale in Italia.

D. L.