Unione Artisti UNAMS |
Lettera aperta al Dott. Giorgio Bruno Civello, Direttore Generale AFAM in merito alla mobilità ed altro Lettera aperta |
Gentile Direttore,
ritengo utile, e nell'intento di ovviare ad inutili incomprensioni, di esplicitare, per iscritto, quelle che sono le mie ferme convinzioni su alcune problematiche, augurandomi che, questa mia chiarezza, possa essere da Lei dovutamente apprezzata. Non a caso le difficoltà, nelle trattative, nascono proprio quando intervengono quelle che si possono definire posizioni ambigue nonché possibiliste di tutto e di niente. E Lei, conoscendomi da tempo, sa bene, invece, la mia abitudine ad essere assolutamente conseguente nelle idee, sia che mi trovi in trattativa sia altrove; e ciò nella convinzione che, appunto, una chiarezza delle proprie posizioni sia la prima forma di rispetto dovuta, in particolare verso la categoria che rappresento, poi, verso la controparte (in questo caso la Sua persona) e, in generale, verso tutti.
Pertanto, per non incorrere in fraintendimenti, sia verso Lei che verso i colleghi, ribadisco quanto da me espresso nell'ultimo incontro: senza mezzi termini sono contraria a qualunque immediato cambiamento del sistema della mobilità; e questo nel presupposto che non vi siano ancora le condizioni ottimali per bloccare le aspirazioni dei colleghi in attesa, dopo anni, di un avvicinamento che spesso va a risolvere anche la loro qualità della vita.
Lei, con altrettanta convinzione, ha controbattuto alle mie affermazioni dicendo che il cambiamento del sistema era una richiesta pressante che proveniva dalla cosiddetta base, base che si sarebbe espressa, nel senso del cambiamento, durante svariati incontri che Lei avrebbe avuto in numerose Accademie e Conservatori.
A fronte di queste Sue certezze, ben conoscendo un'altra realtà, mi sono consentita, a mia volta, di obiettare di come non mi risultassero queste volontà innovative, ma, non volendo neppure dubitare di quanto andava dicendo, ritenevo che l'inghippo potesse risiedere in probabili nostre diverse frequentazioni.
Detto questo, però, esprimere solo delle contrarietà non basta, e non sarebbe neppure serio, occorre infatti che esse siano accompagnate dalle dovute motivazioni, cosa che faccio appunto attraverso questa lettera aperta.
Desidero, dunque, farlo, prima del 21 (giorno previsto per il prossimo incontro), oltre che per dare una risposta a tanti colleghi, soprattutto, anche nell'intento costruttivo di evitare ulteriori dubbi e, con essi, ulteriori incomprensioni e contrasti. Pertanto una volta per tutte motivo la mia contrarietà, e ciò vale anche per il prossimo futuro (non ritenendo utile che ogni anno si debbano compromettere le coronarie dei colleghi che viaggiano) con quanto segue; senza comunque la presunzione d'avere la verità in tasca.
Premesso che il sistema, come Lei giustamente dice, dovrà cambiare, non ritengo che il medesimo possa cambiare a fronte di una situazione che, al momento, ha solo gravato sulla categoria (raggiungendo anche risultati più che positivi), senza che peraltro, alla stessa categoria, siano ancora stati erogati i giusti riconoscimenti economici per il lavoro che sin qui ha svolto e che dovrà, nel futuro, svolgere.
Piuttosto, alla categoria, pare di cogliere, spesso, che nei convincimenti di tanti ci sia, un sentire superficiale che non coglie affatto quanto l'insegnamento dell'Arte rappresenti e sia la più dura e la più alta delle discipline esistenti. A volte, infatti, pare di comprendere che, tutto sommato, costoro ritengano l'impegno speso nella docenza artistica quasi una forma "ludica" con la quale i docenti di Accademie e Conservatori trascorrono piacevolmente il proprio tempo.
Tra poco, anzi, ci si attende che lo Stato ci chieda, addirittura, una forma di pagamento per quella "gioia" che ci assicuriamo nel frequentare e insegnare l'Arte.
In soldoni, è il caso di dire, gentile Direttore, finché i nostri stipendi restano quelli che sono, aggravati per di più dalla svalutazione intervenuta con l'euro (in pratica un dimezzamento del potere d'acquisto degli stipendi del Pubblico Impiego) cambiare il sistema rappresenti soltanto un grave danno che la categoria, a mio modesto parere, non merita. Infatti, è assurdo (e quasi volevo dire immorale) che i docenti e non docenti di Accademie e Conservatori, debbano lasciare metà dello stipendio (se va bene) in viaggi, senza poter, di contro, neppure contare sulla prospettiva di un possibile avvicinamento su basi e criteri, per quanto possibile, inoppugnabili.
Detto questo, Lei non mancherà di obiettare che i trasferimenti non sarebbero affatto preclusi ma che cambierebbe soltanto il sistema, pertanto .... pertanto gentile Direttore, che vuole Le dica, dopo tanto tempo e tante botte, questa categoria, sarà pur malfidata ma pensa che se i trucchi per impedire legittime aspettative non mancano d'essere escogitati, oggi, e in presenza di regole fisse in vigore, figuriamoci, nel domani, se tutto dovesse passare per discrezionali valutazioni di persone, magari equilibrate ed onestissime ma che, da che mondo è mondo, potrebbero avere preferenze personali non sempre in linea con il diritto.
Sempre continuando a seguire le Sue, in parte appropriate motivazioni a sostegno dell'utilità di un cambiamento onde favorire il processo riformatorio, gentile Direttore, Lei non ha torto ma, in tutta franchezza, mi sento di ribattere che il punto qualificante della riforma non consiste nel bloccare i trasferimenti; infatti, i passi avanti, da tempo, si sarebbero dovuti compiere (e Lei sa da quanto lo dico, non guadagnandomi certo le sue simpatie) dando finalmente un valore completo ai titoli che rilasciamo; inoltre, la riforma si attua evitando di inserire nei regolamenti attuativi, voli pindarici, che spesso dicono esattamente il contrario di quello che sarebbe lo spirito della sempre famosa legge 508.
Insomma, esistono ben altri modi per mandare avanti un discorso riformatorio, che da troppo tempo aspettiamo, anzi la categoria è stanca di vedere attuati solo i concetti punitivi del sistema universitario senza vederne mai i positivi. A tale proposito, e sempre nell'intento di svelenire, mi torna, a proposito di regolamenti attuativi, una storiella del mio paese nella quale si raccontava di un ragazzotto, alquanto smemoratello, che aveva avuto il compito, dalla madre, di comprare mezzo chilo di alici al mercato. L'accorta genitrice, però, conoscendo la poca memoria filiale, gli aveva raccomandato anche di ripetere, lungo la via, onde non uscirgli di mente: alici, alici, alici ... e tanto fece il ragazzo che, però, preferendo altro tipo di pesce, dopo aver assolto quanto impostogli, giunto innanzi al pescivendolo, disse: alici, alici ... dammi mezzo chilo di sarde.
In questo modo, alquanto poco attento (mi lasci libertà di dirlo, tanto ormai mi sono già conquistata l'"inferno" della sua disapprovazione) sono stati scritti da determinati suoi consiglieri estensori (infatti, non credo abbia scritto direttamente Lei certe cose, poiché lo avrebbe fatto meglio) alcuni regolamenti: visto, visto ... facciamo il contrario!
Ciò detto, come ben sa, e la cosa non credo che l'accori (mi consenta la battuta fatta sempre per svelenire il contesto) non avendo da sola la maggioranza, la sua proposta potrebbe passare ottenendo il consenso degli altri sindacati ... ovviamente mi auguro di no!
Comunque, espresse le mie contrarietà desidero aggiungere che su alcuni punti, non fondamentali del documento, sono pronta e disponibile a discutere, sempre tenendo presente che qualunque novità, fatalmente, nel facilitare qualcuno danneggia sempre qualche altro ... ma neppure l'immobilismo sarebbe ugualmente utile. Mi rendo conto, e lo dico sinceramente, di quanto sia difficile essere davvero sempre perfetti ed equanimi, sia da parte Sua sia sindacale ...
Per riassumere, i cambiamenti sono necessari ma, prima regola, debbono prevedere, oltre a un "meglio" per i cittadini, anche il consenso dei medesimi. E per questo esistono i referendum sindacali. Si dà il caso che, a non ascoltarlo mai, il popolo, qualche volta s'arrabbi pure.
Pertanto, pur con tutta la buona volontà, su determinati principi di base, quale rappresentante dell'Unione Artisti UNAMS, ritengo che non vi possano essere compromessi; anzi, per meglio esplicitare il concetto, essendo un'ammiratrice del grande Di Vittorio, rispondo con le sue parole: i compromessi con i datori di lavoro sono sempre una mezza sconfitta per il sindacato.
Non me ne voglia e cordialmente
Dora Liguori