Unione Artisti UNAMS |
Ulteriori notizie per il precariato AFAM Comunicato stampa |
Ci sono pervenute, da parte di alcuni precari, richieste circa il ritiro dell’emendamento Sbarbati il quale, se accolto, immetterebbe in ruolo il personale docente precario delle graduatorie ex lege 143/04 (circa 300 nei Conservatori).
L’emendamento presentato, nella sua stesura, subordina le immissioni in ruolo al pensionamento di un corrispondente professori in ruolo, mentre la richiesta che ci perviene consiste nel ritiro dell’emendamento in questione e la presentazione di un nuovo emendamento volto ad immettere in ruolo, gli attuali precari, sulle circa 600 cattedre attualmente non coperte da personale di ruolo.
La seconda idea, di per se teoricamente valida e apparentemente anche logica, in realtà rappresenterebbe una presa in giro che il sindacato farebbe ai precari, in quanto è noto che nell’attuale situazione finanziaria, il Parlamento non accoglierebbe mai un emendamento del genere; la visione dello Stato (leggasi commissioni bilancio di Camera e Senato) è completamente diversa e prendono in considerazione solo operazioni a costo zero.
E lo Stato, nel presente, non reputa affatto libere le attuali circa 600 cattedre (non occupate da personale di ruolo) poiché su dette cattedre ormai, dopo tanti anni, ritiene consolidato il tetto di spesa che, al momento, rispetto al ruolo, è minore. Infatti, un professore di ruolo percepisce, grazie alla anzianità di servizio, uno stipendio più alto di quello di un precario che resta, invece, sempre a stipendio iniziale, cioè senza progressione di carriera.
Pertanto lo Stato sa benissimo che immettere in ruolo personale precario su queste 600 cattedre corrisponderebbe ad una previsione, quasi immediata, di aumento di spesa in quanto il personale docente di nuova immissione in ruolo, nel giro di poco tempo, otterrebbe la ricostruzione di carriera e la giusta progressione stipendiale legata alla progressione della carriera (l’eccezione ci è stata già fatta in un precedente tentativo al Senato).
In sintesi è proprio la sopra descritta previsione di aumento della spesa che ha sempre determinato presso le commissioni bilancio il blocco di qualsiasi proposta di immissione in ruolo. E, visti i tempi di vacche magre, anzi magrissime, nulla fa presupporre che cambierebbero parere, anzi vanno cercando dove apporre ulteriori tagli!
Ecco perché il sindacato ha fatto il tentativo di proporre qualcosa che, essendo scandita nel futuro, avrebbe potuto rendere accettabile la spesa. Ma, appunto, era un tentativo che, qualora accolto, avrebbe potuto definirsi anche miracolo.
In parole povere l’emendamento Sbarbati gioca proprio sul fronte: sostituzione per pensionamento di un docente di ruolo anziano per servizio con un docente in ruolo giovane.
Il “giovane” in ogni caso, anche in presenza della giusta ricostruzione di carriera, al momento costituirebbe comunque un risparmio perché verrebbe a costare, alla fine del giro, sempre un po’ meno del docente in ruolo “anziano”. E questa soluzione (tra l’altro consigliata da espertissimi tecnici) avrebbe potuto essere vista, non comportando un immediato aggravio di spesa, alquanto indolore, e forse con trecentomila spinte anche accolta.
Se poi qualcuno, non comprendendo a pieno la “ratio” (in queste cose non ci s’improvvisa esperti), preferisce perdere l’unica percorribile via.... tranquillo poiché il marchingegno ideato (e ormai anche troppo pubblicizzato) sarebbe difficilissimo da far ingoiare al Governo. Le commissioni Bilancio, ormai allertate, troveranno, certamente, da opporre, tremila ostacoli.
A questo punto appare chiaro che perdere il presente treno significa restare precari “sine die”, anzi significa porsi nelle mani dell’Amministrazione che, visto come ha proceduto in questi anni, probabilmente (e potremmo anche cancellare l’avverbio voluto dall’avvocato) non desidera affatto ruoli ma anzi parla addirittura di spacchettamenti. Infatti, se voleva l’immissione in ruolo poteva attivarsi, come fatto per la scuola secondaria, per far inserire anche i nostri precari nel cosiddetto Decreto Tremonti sullo Sviluppo.
Questa la verità! Francamente ormai torna difficile all’UNAMS comprendere e andare dietro a colleghi che, nonostante l’evidenza dei fatti, preferiscono farsi ingannare a tutti i costi.
D.L.