Unione Artisti UNAMS |
Riceviamo lettera della Prof. Dalma Frascarelli e pubblichiamo con nostra risposta Lettera e nostra risposta |
Lettera della Prof. Dalma Frascarelli
Nostra risposta
colleghi,
non sono iscritta al vostro sindacato, nè ad alcuna altra
organizzazione, poichè credo nella necessità di una
desindacalizzazione del nostro settore, condividendo in tal modo
un'idea espressa più volte dalla prof.ssa Liguori.
Tuttavia, consulto con assiduità il vostro sito che svolge un'ottima e
meritoria opera di informazione e, leggendo il vostro comunicato
pubblicato il 10 maggio che termina con le seguenti parole:
"l'Unams...rimane in attesa di eventuali suggerimenti da parte dei
professori interessati", ho deciso di rispondere al vostro invito,
essendo una dei professori interessati.
La direzione Afam propone di cambiare le "regole del gioco" che riguardano la mobilità e di inserire "una accentuata autonomia delle istituzioni", abbandonando, così, il modello finora in uso presso Accademie e Conservatori, analogo a quello delle scuole superiori, per adottare modalità più simili a quelle osservate in ambito universitario. Ora per deligittimare tale proposta basterebbe dire che il cambiamento potrebbe essere proposto solo DOPO una radicale trasformazione che riconosca in termini giuridici ed economici lo status universitario di Accademie e Conservatori, cosa lontanissima dalla realtà attuale. Basterebbe osservare l'iniquità dell'imposizione di uguali regole a comparti che godono di riconoscimenti giuridici e trattamenti economici straordinariamente differenti. D'altro canto, la macchina burocratica e amministrativa non avverte la contraddizione quando solo pochi mesi fa (ma in Italia la memoria è corta...) negava alle istituzioni AFAM il diritto all'anno sabatico, stabilendo così una differenza di trattamento sempre più discriminante tra Accademie-Conservatori e Università. La stessa macchina che, mentre ai professori universitari non richiede nemmeno la firma di presenza, a noi docenti AFAM vuole imporre il badge. Purtroppo, finora ci è stato chiesto di adeguarci sempre di più, quasi come se dovessimo rimediare ad un'accusa di inadempienza, accusa ingiuriosa e calunniosa a cui pochi però hanno saputo opporsi. E veramente in pochi -forse sarebbe più giusto dire nessuno- si sta ora battendo contro questo "gioco al massacro".
Ma, queste osservazioni, che da sole basterebbero, non sono sufficienti a spiegare le ragioni di chi, come me, rifiuta qualsiasi tentativo di cambiare le regole, quando il gioco è già iniziato. E per me l'inizio è avvenuto nel lontano 1995, quando sono entrata in ruolo come assistente di Stile, Storia dell'Arte e del Costume, presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo. Mi scuso per queste citazioni autobiografiche, ma uso la mia esperiena personale non per egocentrismo, ma perchè penso che la mia storia sia uguale a quella di tanti altri colleghi che sarebbero irreparabilmente danneggiati dall' "accentuata autonomia delle istituzioni" in fatto di mobilità. In questi lunghi anni, ho viaggiato -e ancora viaggio- per l'Italia, essendomi spostata da Roma, a Palermo, Macerata, Firenze e Napoli, affrontando una vita complicata, divisa tra figli da crescere, genitori anziani da assistere, attività professionale e scientifica da svolgere, baby sitter e badanti da pagare, oltre ad aerei, treni e alberghi. In questo interminabile periodo, non ho mai chiesto un'assegnazione provvisoria per non interrompere la continuità didattica e perdere un punteggio, essenziale per l'agognato trasferimento. Mi sono sottoposta ad esami e concorsi per conseguire titoli riconosciuti ai fini della mobilità, come la Scuola di Specializzazione triennale e il dottorato di ricerca. Anche quando, a causa di una madre gravemente malata (100% di invalidità, con il riconoscimento dell'"indennità di accompagno") ho ottenuto la legge 104, che fino a quel momento aveva garantito la precedenza nei trasferimenti, le regole sono "magicamente" cambiate. La direzione AFAM non ha riconosciuto il diritto di precedenza, interpretando la 104 in modo personale ed errato, come diverse sentenze giuridiche stanno dimostrando (ma qui si aprirebbe un capitolo troppo lungo...).
La mia attività scientifica e didattica non si è mai interrotta: ho pubblicato libri, articoli, curato convegni, coordinato COBASLID, ecc...Nell'ultima graduatoria dei trasferimenti, finalmente, sono arrivata prima con un punteggio di 185.5 punti e ora mi si chiede di mandare tutti i miei sacrifici alle ortiche magari in favore di chi, con assegnazioni provvisorie, è "rimasto al caldo", avendo, tra l'altro (oltre l'inganno, la beffa), la possibilità di "rendersi gradito" alla singola Accademia in cui lavora provvisoriamente e desidera essere trasferito! Per esaudire il desiderio di costui, l'Accademia in questione potrebbe chiedere di aver bisogno di un docente -guarda un po'- proprio con le sue caratteristiche scientifiche e professionali! A questo punto nulla varrà aver pubblicato studi inediti su Caravaggio o su Picasso, sull'arte della Controriforma o su quella fra le due guerre, in volumi e riviste specializzate, se tale accademia chiederà "candidamente" che il docente di cui ha bisogno dovrà dimostrare la conoscenza dell'"arte maora", foss'anche con un unico testo pubblicato sulla rivista parrocchiale!
Scusate, il paradosso un po' irriverente, ma i citati "paletti" che posso immaginare, mi fanno davvero ridere!!!! Allora, dopo questa lunga -e per questo mi scuso- pars destruens, qual è la pars construens? qual è l'"eventuale suggerimento" cortesemente da voi richiesto? Se proprio non si può far a meno di cambiare "le regole del gioco", che tutto sommato non sono poi così male, allora lo si faccia riconoscendo i diritti acquisiti, che non sono qualcosa di cui vergognarsi, come oggi la politica vuol farci credere.
I diritti acquisiti non sono privilegi, ma poggiano su sacrifici e lotte che noi e intere generazioni prima di noi hanno fatto. Quando io e tanti altri miei colleghi abbiamo firmato il nostro contratto di lavoro con lo Stato, abbiamo accettato delle norme che sono state dei paletti -quelle sì- sulle quali abbiamo costruito le nostre vite e ora nessuno, neanche lo Stato, può venirci a dire che tutti i nostri sacrifici sono stati inutili!
Scusate lo sfogo e la lunghezza, ma sono troppo -si può ancora dire?- indignata.
Gradirei che questo testo fosse letto dalle altre OO.SS. e potesse essere pubblicato nel vostro sito.
Grazie per l'attenzione e lo spazio che mi avete concesso.
Prof.ssa Dalma Frascarelli
(Accademia di Belle Arti di Napoli)
colleghi,
avendo, nel precedente comunicato, detto che avrei affrontato
con maggiore ampiezza il tema della "mobilità", per farlo, colgo l'occasione
di rispondere alla lettera pervenutaci della collega Dalma Frascarelli e
che, come da suo desiderio, pubblico sul sito.
Gentile Professoressa, in massima parte, i concetti espressi nella Sua lettera, mi trovano in perfetto accordo. Dico in massima parte poiché Lei scrive anche cose che dimostrano come, in fondo, anche a Lei, che mi pare attenta, alla fine, sfuggano alcune battaglie, passate e presenti, dell'UNAMS; il che significa come la memoria del personale AFAM sia corta o peggio distratta. Un simile "vezzo" (non so quanto voluto) alla fine va a mortificare il sindacato che mi onoro di rappresentare poiché livellando le azioni dei sindacati, si va ad ottenere il risultato che ad errare non sia chi persegue strategie discutibili ma appunto chi...combatte! Infatti il sindacato che osa protestare ricava due ben definite cose: l'inimicizia dell'Amministrazione verso la quale protesti (e la cosa non rende) e, di contro, appunto l'indifferenza della categoria (per fortuna non di tutta) per la quale ti sei procurata il citato malanimo.
Ma, detto questo, occorre anche sottolineare come "tempo giunge" che sia proprio la categoria, palesemente distratta o fors'anche ingrata, che finirà col pagare il conto più alto. Pertanto quando giunge detto momento con relativo "conto" si scrivono lettere del tipo della Sua che, a fronte di giustissime considerazioni, inserisce anche ingiuste frasi nei confronti dell'UNAMS, come quelle espresse a proposito del "badge": «e veramente in pochi -forse sarebbe più giusto dire nessuno- si sta ora battendo contro questo "gioco al massacro"»
E no!
Gentile professoressa (come ebbe a dire un famosissimo presidente della
Repubblica) non ci sto!
Sul badge l'UNAMS, a parte l'aver avanzato, un giorno si ed uno no, una serie infinita di proteste all'ARAN e ministri vari, ha invitato anche gli altri sindacati a risolvere la questione procedendo attraverso l'unico modo possibile: richiesta, presso l'ARAN, d'interpretazione autentica del contratto. Ma non solo gli altri sindacati, al centro, tacciono ma poi, affidandosi alla poca attenzione, di cui sopra, dei docenti, mostrano anche di adirarsi in periferia (vedi il caso del Conservatorio di Lecce).
Inoltre sul "badge" esistono ricorsi patrocinati dall'UNAMS fra i quali il caso della Professoressa Maria Rosaria Passante, delegato UNAMS del Conservatorio di Benevento la quale essendosi, per questioni di principio, rifiutata di beggiare (è brutta anche la parola) ha subito pesanti sanzioni disciplinari da parte del direttore, nonché pesanti offese e ingiurie in sede di contrattazione integrativa; ora il contenzioso è finito davanti al Giudice del Lavoro e alla Magistratura penale. Cosa ne dice? La collega e l'UNAMS non avrebbero dovuto meritare il rispetto e il sostegno di tutti? E invece no! Anzi...il finale è stato che il delegato, per opporsi al badge introdotto dal direttore, ha subito le sanzioni e... i colleghi "riconoscenti", in sede di elezioni RSU, invece di sostenere il candidato UNAMS, hanno preferito (non tutti ovviamente) sostenere il sindacato al quale pare vadano le simpatie del direttore.
Identica poca attenzione è stata dimostrata, dai docenti, per quell'impossibile e antisindacale contratto integrativo nazionale, siglato a Luglio, e che rappresenta un capolavoro offensivo e punitivo per i docenti, ovviamente non firmato dall'UNAMS. Purtroppo, anche in questo caso, i docenti, come nulla fosse, hanno continuato a dare fiducia a quei sindacati che, invece, hanno siglato la loro uscita, dal "fondo d'Istituto, del pagamento delle ore aggiuntive. Ovvero l'UNAMS, non firmando, ha ottenuto il "magnifico" risultato di procurarsi il malanimo dei pochissimi che uscivano favoriti (e con cifre più che cospicue) dal contratto, e di contro l'indifferenza di chi ne usciva con zero euro.
E ancora, a proposito di gratitudine, vogliamo parlare dei precari? Da sempre l'UNAMS è a favore di una stabilità del personale, in quanto significa, oltre che una giusta tranquillità di lavoro per gli interessati, anche una minore esposizione a sollecitazioni varie. Infine il sindacato UNAMS, per portare avanti le sue battaglie ha bisogno di un personale non facilmente posto in soggezione bensì combattivo. E tale politica l'ha dimostrata nel passato, risolvendo, per ben due volte e da solo, il problema dell'immissione in ruolo dei precari. La prima volta con un'azione compatta di proteste organizzata dall'UNAMS e ben accolta dall'allora Ministro dell'Istruzione Galloni che, tramite, appunto l'azione sindacale dell'UNAMS, poté ottenere dal Parlamento l'immissione in ruolo dei docenti di Accademie e Conservatori. La seconda volta, poi, autentico miracolo, avvenne che, ormai perse le speranze, i precari, compatti, dando preventiva fiducia all'UNAMS, consentirono al sindacato medesimo di agire con determinazione presso il ministero che li aveva esclusi e, presentatasi l'occasione favorevole, ottenere, tramite tanta fortuna e l'intervento risolutivo... del Senatore Asciutti, presso l'allora Ministro Moratti, la soluzione, in poche ore, del problema, ovvero l'ultima immissione in ruolo del "2002. (Ovviamente esistono i testimoni di quanto dico).
Con questi precedenti, logica imponeva che gli attuali precari consegnassero la loro fiducia all'UNAMS. E invece sono anni che credono ad una serie di promesse campate in aria e avanzate da altri. Ciò nonostante, per onestà di pensiero e di azione, essendosi presentata l'occasione del "Decreto sullo sviluppo Tremonti, con il quale entravano in ruolo trentamila precari della scuola e nessuno dell'AFAM, rovinandomi personalmente le vacanze mi sono battuta, affinché venisse sanata questa ingiustizia. Contestualmente chiedevo ai precari di fornirmi il necessario supporto. Quale è stato il risultato? Salvo qualche eccezione... silenzio quasi totale. E non del Parlamento che alla fine, forse per accontentarmi, ha presentato almeno una mozione...ma proprio dei precari. Azione che si spiega solo se, essi, fidandosi forse di qualcuno, hanno volutamente selto di tacere, con ciò sprecando una grande occasione!
Detto questo, e tornando gentile collega a Lei, mi consenta di dirLe che se la categoria AFAM è trattata tanto male, il motivo risiede nel fatto che essa dimostra, in più occasioni, di amare "farsi del male". E Lei, forse in modo involontario, ne rappresenta un esempio quando appunto afferma di non essere iscritta ad alcun sindacato. Infatti una posizione del genere è assolutamente dannosa poiché non dovrebbe ignorare che sinché non si ottiene il passaggio al sistema pubblicistico (la desindacalizzazione che da sempre io auspico), a siglare gli accordi sono, oggi, i sindacati. Rimanerne al di fuori, non iscrivendosi o non dando forza a quelli che hanno dimostrato, nel tempo, la bontà del loro operato, significa concedere forza e delega a quanti, magari, oggi, nel caso della mobilità, sigleranno contro le sue aspettative e quelle di molti colleghi. E chi siglerà lo farà, ancora una volta, nella certezza antica che il professore di Accademie e Conservatori...comunque, vuoi per disattenzione, stanchezza o sudditanza a qualcuno... dimenticherà!
Nel caso specifico della presente mobilità, l'UNAMS, non essendo in possesso, per volontà dei colleghi, della famosa maggioranza del 51%, potrà, come avvenuto a Luglio per il famigerato CIN, anche ripetere il gesto di non firmare ma le cose andranno avanti ugualmente.
Pertanto, come sindacato, non posso che dire che qualora, la categoria davvero non condividesse i cambiamenti proposti si faccia sentire altrimenti, se passa anche questa, il gioco a far divenire i docenti, non solo l'ultima ruota del carro ma anche il gioco di porli l'uno contro l'altro armati, è fatto. Infatti, se passa il principio di far cadere il diritto non opinabile dell'anzianità, si otterrà ciò che molti sperano avvenga: la divisione della categoria attraverso una contrapposizione di interessi in campo. Infatti, è evidente, che con il nuovo sistema si vanno a sollecitare gli interessi di quanti vedono, un modo per agilmente, in forza di una serie di elementi posti "ad hoc", scavalcare i diritti acquisiti dei più anziani di servizio. Gli agevolati, a loro volta, non mancheranno, poi, di assicurare riconoscenza, è il caso di dire imperitura, a chi avrà consentito un simile "scavalco". Non a caso pare che la Conferenza dei direttori abbia espresso il proprio favore, e pertanto chiesto, che avvenga un simile cambiamento nella mobilità.
E con questo cara collega spero di averLe non solo risposto ma anche di aver aggiunto altri "amici" alla mia lista.
Per quanto attiene alla sorte dei docenti non posso che concludere dicendo: la democrazia ci da i sistemi per tutelarci, e oltre alla democrazia, dovrebbe anche esistere anche una capacità intrinseca di giudizio. Se poi si preferisce farne a meno, retoricamente non posso che rispondere... chi è causa del suo mal pianga se stesso!
E Le assicuro che questo detto, per una persona che come me, forse ingenuamente, per tanti anni ha creduto negli ideali e nella giustizia che sempre trionfa, è la più amara delle constatazioni.
D.L.