Si dice che gli italiani abbiano memoria corta, ma tra gli italiani c'è chi ce l'ha addirittura cortissima: sono i docenti dei Conservatori di musica. Pertanto, onde sfuggire all'inferno e guadagnarmi almeno un onesto purgatorio, tenterò di armarmi di santa pazienza e, per l'ennesima volta, ripetere i fatti salienti che hanno riguardato la travagliata storia della riforma di Accademie e Conservatori (L.508). E ciò per rispondere alle tante calunnie e inesattezze che su questa legge di Riforma e i suoi prodromi vengono con puntualità messe in giro e contestualmente ristabilire la verità.
Anno 1978, nell'indifferenza (leggi silenzio-assenso) dei sindacati allora esistenti, viene discusso al Senato un progetto di legge per licealizzare Accademie e Conservatori;
Per contrastare simile abnorme progetto nasce l'Unione Artisti UNAMS che, Costituzione alla mano (Art. 33) lo contesta.
A conforto e nel senso indicato dall'UNAMS, dopo impegno legale sempre del sindacato, viene emesso un preciso parere della Corte Costituzionale che riprende quanto già chiaramente indicato dall'Art 33 della Costituzione;
Di seguito, e in linea sempre con la pronuncia della Corte Costituzionale, l'UNAMS avvia e vince una sessantina di ricorsi Amministrativi, azione necessaria per contrastare una serie di provvedimenti emessi dall'Amministrazione che persegue, invece, quella che viene definita la “secondarizzazione" strisciante di Accademie e Conservatori.
Molti esponenti del mondo politico, sollecitati, sempre e solo dall'UNAMS (primo fra tutti l'On. Carelli), iniziano a condividere le tesi del sindacato UNAMS.
Nel 1993 avviene, all'interno della Legge "finanziaria", la prima storica attuazione, da parte del Parlamento, del dettato costituzionale che così recita: “sono Istituzioni di Alta Cultura Accademie e Conservatori”. Da quel momento, anche gli oppositori non mancano di usare la dizione “Alta Cultura”, guarda caso da loro prima lungamente ostacolata e dileggiata;
Su richiesta dell'UNAMS (anno 1994, primo governo Berlusconi) l'On. Maria Burani presenta il primo organico progetto di Riforma di Accademie e Conservatori e il presidente della Commissione Cultura della Camera - On. Sgarbi- indica quale relatore l'On. Sbarbati;
Si avvia una lotta cruenta avverso detto progetto da parte di alcuni politici, sindacati e docenti universitari che si conclude, solo nel 1999, per l'appassionato e decisivo apporto dei due relatori On. Sbarbati e Sen. Asciutti, con l'approvazione unanime della legge di riforma 508, parallelamente alla riforma dell'università.
La legge 508 contiene all'interno la previsione di una serie di regolamenti attuativi ma viene privata, per contrasti e volontà precise espresse dall'allora Ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, di precise indicazioni sull'istituzione dei Licei ad indirizzo musicale.
Con il passaggio al Ministero dell'Università viene Istituito il CNAM che affronta immediatamente tutti i regolamenti attuativi previsti nella legge 508. I regolamenti, per evidenti volontà amministrative contrarie, vanno e vengono da Camera e Senato; neppure un accordo che interviene, garante la Presidenza del Consiglio, ottiene di superare gli impedimenti frapposti dall'Amministrazione; Il CNAM riesce a far varare solo il primo dei regolamenti previsti dalla Legge 508 (Autonomia).
Inizia, attraverso un'attuazione non puntuale e spesso ingenerante confusione della L. 508, una politica soprattutto destabilizzante delle Istituzioni e del suo personale. Esempio eclatante di destabilizzazione le cosiddette “Declaratorie” e l'UNAMS, in presenza del danno enorme che ne deriverebbe ai docenti, qualora esse venissero attuate (soppressione della titolarità di cattedra, e in pratica destabilizzazione degli organici) blocca dette declaratorie, avanzando apposito ricorso, presso il Tribunale Amministrativo. Con sentenza esemplare del giudice il ricorso viene stravinto ma chi ha perso non demorde. Infatti molti docenti, poco percependo il rischio corso, e soprattutto spinti da quei direttori favorevoli alle declaratorie, perché volute dall'Amministrazione, non comprendono né difendono la sentenza altresì chiarissima del Tribunale;
Inizia, così, un ben orchestrato linciaggio dell'UNAMS, ritenuto “colpevole” d'aver difeso il ruolo dei docenti, e l'operazione si evidenzia attraverso l'esposizione di una tesi, più che discutibile...ridicola, la quale teorizza che a fermare il processo di riforma non sia chi emette provvedimenti non normativamente esatti e inoltre lesivi della docenza, ma chi li impugna. Preso atto di questa perversa lettura dei fatti l'UNAMS, all'emissione del secondo regolamento sulle declaratorie (che in pratica di poco migliora il primo), ritiene, in virtù anche del principio che “neppure il bene può essere fatto per forza” di non impugnare le novelle declaratorie, demandando la responsabilità di quanto in seguito potrebbe accadere (e ciò già sta avvenendo) a quanti hanno appunto appoggiato (leggi Direttori, alcuni ben precisi sindacati e... scienziati vari) le citate declaratorie.
L'italia, unitamente ad altri paesi europei, sigla nel ...... il “Trattato di Lisbona” un trattato che prevede, per l'ottenimento del riconoscimento dei titoli, uniformità di ordinamento. Nel caso della Musica: scuola primaria e secondaria con indirizzo musicale e per il titolo finale frequentazione del Triennio e Biennio specialistico presso i Conservatori. Tutti i Paesi europei, Turchia compresa, si sono già uniformati e pertanto il titolo che attualmente essi rilasciano è come una laurea specialistica a tutti gli effetti, tranne appunto l'Italia. In forza di questi ritardi il Sottosegretario all'Università -Modica- nel corso di un rilevamento europeo inserisce Accademie e Conservatori nella casella relativa ai licei. E non ha tutti i torti: la 508 infatti non è stata completamente attuata, soprattutto per la parte che riguarda il famoso DPCM riguardante l'equipollenza dei titoli; ma è altrettanto vero che, comunque, esiste sempre il dettato Costituzionale.
Dopo solleciti vari e inascoltati, rivolti all'Amministrazione anche da parte del Parlamento, il Senatore Asciutti assieme ad altri presenta un DdL con l'intento di appunto sanare l'assurda situazione italiana che vede, dopo duri anni di studio, la mancata equipollenza dei titoli rilasciati dai Conservatori e Accademie con i titoli di livello universitario; un qualcosa di mortificante che avviene solo in Italia.
IlDdl viene approvato in prima lettura al Senato nel mese di Dicembre scorso.
Il DdL, oggi in discussione alla Camera, oltre a dover esaminare una serie eccessiva di emendamenti (alcuni più che giusti, leggi precariato), sta subendo anche uno stop dovuto all'assurda richiesta, espressa da un gruppo facente parte delle Accademie storiche, di separare le Accademie dai Conservatori.
Appare chiaro che la richiesta, dopo tutto il lavoro preparatorio operato dall'UNAMS e da quanti hanno affiancato questa battaglia, oltre ad essere ingeneroso e irrazionale, è anche pericoloso per chi lo avanza. Infatti costoro non hanno compreso a pieno che, per farli accedere nel settore universitario, non si può rimettere mano ad una già complessa riforma delle Università. E stante così le cose essi verrebbero inglobati e schiacciati dalle logiche universitarie (peggio della sorte toccata ai docenti ISEF); infatti le Università il massimo che offrono è quello di far ricoprire agli artisti il ruolo di “Tecnici di Laboratorio” (volontà tra l'altro affermata pubblicamente). Un ruolo di subordine inaccettabile poiché appare evidente che Accademie e Conservatori debbono avere rispetto alle Università parità di rango, e progressivamente anche di remunerazione, e soprattutto debbono rilasciare titoli di livello universitario, come prevede esplicitamente la Legge 508.
Detto questo occorre aggiungere che se anche i Conservatori la finissero di avere vocazioni secondarizzanti forse il percorso sarebbe più agevole.
Infatti, perché continuare a contrastare la nascita di licei ad indirizzo musicale? Licei che, oltre a dare lavoro ai nostri migliori diplomati, sarebbero anche l'unico sistema per dare nuovo impulso e linfa nuova ai Conservatori stessi. Infatti finché non vengono messe in circolo possibilità d'insegnamento anche presso i licei, a pochi verrà in mente d'iscriversi ai trienni e bienni di Conservatori, onde ottenere un titolo, semmai riconosciuto a livello europeo, che non garantisce alcuna possibilità lavorativa. Aggiungasi il problema del protrarsi del privatismo e la “sonata” è pronta!
Per concludere, prima di giudicare senza conoscenza e costrutto, i colleghi docenti debbono ricordare quanti guai ha sin qui evitato grazie alla legge 508 (basta osservare quanto sta avvenendo nelle altre scuole) e soprattutto occorre che essi rammentino quanto detta legge, essendo risolutiva per Conservatori e Accademie, sia stata, invece, travisata. E ciò proprio perché chi, per motivi vari, non la gradiva, rovinandola, cercava di suscitare un rifiuto preciso da parte della categoria.
Il risultato ottenuto è che tra vecchie e nuove norme, spesso in contrasto tra loro, cervellotici e punitivi (per i docenti) contratti integrativi la confusione creatasi nel sistema è tale che, senza interventi risolutivi dell'Amministrazione e soprattutto del Governo, non si potrà più andare da nessuna parte.
Ultima doglianza da registrare consiste nel fatto che purtroppo anche in questi giorni si stanno riproponendo le condizioni per continuare a viaggiare con iniziative che poco hanno di legittimo. Da parte loro i docenti di Conservatorio preferiscono credere a chi fuorvia la verità. Infatti spesso non viene apprezzato a sufficienza il sindacato che ha il coraggio di aprire gli occhi ai docenti.
Nella fattispecie ripetiamo che i corsi pre-accademici, al momento, non sono riconosciuti dalla normativa vigente, tanto è vero che l'Amministrazione ha tentato attraverso provvedimenti con forza di legge, di inserire una norma che li legalizzi. “Il Signor de La Palisse” prima di essere morto era vivo”, ovvero (a parte il parere dell'Avvocatura di Stato già da noi ricordato in recenti occasioni) se detti corsi fossero già legali non ci sarebbe bisogno di legalizzarli ulteriormente. Elementare, o no?
Appare dunque chiaro che, premesso che il concetto di soprannumero non si può applicare né ai Conservatori né alle Accademie, se a un docente che, ad esempio avesse due allievi, il direttore gliene affibbiasse anche altri venti, per la legge e per la Corte dei Conti, gli allievi sempre due resterebbero.
Per questo, prima che a pagare siano i docenti, non servono le improvvisazioni interpretative, bensì occorre affrontare la questione nel suo complesso e dirimerla, leggi alla mano, nell'interesse di tutti, studenti compresi. E soprattutto ricordare che a forza di chiamare la serpe, la serpe compare. A continuare a parlare di forme di soprannumerarietà, là dove non sono previste (il computo del servizio non si fa sul numero degli allievi ma sul numero di ore corrispondenti ai crediti formativi) finirà che qualcuno, almeno per spaventare i docenti, inizierà ad applicare provvedimenti che se pure non del tutto legittimi (vedi l'invenzione del badge) possono creare disagi e danni da inseguire poi attraverso tribunali vari.
A quel punto con il malcontento degli interessati scatterà anche la domanda fatale: ma i sindacati che fanno?
L'UNAMS ha fatto e farà quello che ha sempre fatto, ovvero dire sempre, ancorché scomoda, la verità; in seconda battuta, poi, come è avvenuto per le declaratorie (i cui danni iniziano a prodursi, oggi, per la gioia degli avvocati), farà quello che fanno gli altri più o meno niente! Ossia attenderà sulla riva come il saggio orientale.
E non andiamo avanti nello specifico per non incorrere in querele... perché anche a onorare la verità ci si deve porre dei limiti!