Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

DdL 4822, precariato ed altro (Quando il meglio è nemico del bene)

Comunicato Stampa

Rif. 053
07-10-12

Alla fine dello scorso Novembre 2011 il Senato approvava un testo, per Accademie e Conservatori di musica, utile ad integrare alcuni aspetti fondamentali della riforma che, pur contenuti nella riforma stessa (L. 508), non erano mai stati portati ad attuazione (vedi, per gli studenti, l’equipollenza dei titoli), etc.

Approvato dal Senato, il testo passava alla Camera per eventuali integrazioni, quali ad esempio la soluzione del precariato dei docenti delle nostre Istituzioni, soluzione che, tentata già al Senato, non aveva ottenuto l’approvazione poiché qualcuno (a mio giudizio non certo amico dei precari) aveva avuto il “genio” di proporre un emendamenti troppo bello, o meglio troppo costoso, per ottenere il prescritto parere positivo dell’ impietosa “Commissione bilancio”. E infatti.... il parere fu negativo.

Passato il DdL alla Camera si sperava, alla luce di un emendamento addirittura stilato dal Governo, che non ci sarebbero stati, almeno per i precari, ulteriori ostacoli. E invece, a distanza di quasi un anno, il DdL giace. Pertanto...

Pertanto, alla luce di questa evidenza, e sia pure con estremo dispiacere, dobbiamo dare credito a quelle voci che, diffusasi subito dopo l’approvazione avvenuta in Senato, raccontavano come il DdL, non gradito a tanti, giunto alla Camera, sarebbe stato, ivi, affossato; e ciò attraverso quella tecnica antica che consiste nel cercare il meglio per ottenere il nulla. A monte di questa “bella decisione” esisteva, purtroppo, la volontà di alcuni fortemente volta al mantenimento del cosiddetto “statu quo”, ovvero la volontà di mantenere un intero settore sulla griglia dell’incertezza. E ciò doveva valere soprattutto per i titoli degli studenti e il precariato. Non a caso, uno dei sistemi più collaudati per gestire la “cosa pubblica” a “modo proprio” consiste nell’accentuare un concetto di autonomia che, poi, nei fatti diviene anarchia e incontrollata gestione ed elusione dei diritti altrui. Infatti, nel mezzo di una confusione volutamente ingenerata, il cittadino, privo di normative certe di riferimento, finisce col divenire succube, nonché impossibilitato a difendersi allorché andranno a verificarsi gli immancabili soprusi. Insomma l’uso e l’abuso indiscriminato del potere passa, appunto, dalla capacità di chi comanda di mantenere... tutto precario e insoluto.

Alle voci di cui sopra (la volontà precostituita di bloccare ill DdL), sembrandoci un progetto troppo perverso nonché offensivo delle libertà parlamentari, abbiamo sempre dato poco credito (il mondo delle nostre Istituzioni è ricco di voci incontrollate); a ciò aggiungasi che il relatore del DdL, On. Scalera, politico di lungo corso, ci appariva persona attenta e disponibile, nonché assolutamente volenterosa di portare il DdL in porto. Infatti, questa nostra positiva convinzione, veniva confortata dalle dichiarazioni del relatore medesimo che, sin dalle prime audizioni (primi mesi del 2012), dichiarava, con soddisfazione di quanti attendevano il provvedimento, di voler ottenere l’approvazione del DdL, con alcune modifiche, in tempi strettissimi; per la precisione entro il Maggio scorso. Poi, però, Maggio è divenuto... entro Luglio, e poi... entro Settembre, e, giunti ad Ottobre, appare evidente a tutti che, se l’On. Scalera non si sbriga, l’approvazione potrebbe avvenire... entro “mai”. Com'è noto i tempi tecnici del Parlamento, per l’approvazione di leggi, sono ormai giunti agli sgoccioli per l'avvicinarsi della fine della legislatura.

Detto questo, per onestà, e non solo mentale, occorre aggiungere che l’On. Scalera, in questi mesi, oltre a delle proposte attente e propositive, avrà dovuto subire anche il bombardamento di tutte le idee più strampalate e spesso personalistiche di alcuni esponenti delle nostre Istituzioni. Costoro, infatti, a volte anche in buona fede (ma il più delle volte perché appartenenti a quel gruppo di persone di cui sopra, interessate a mandare tutto all’aria), fingendo di proporre il meglio, hanno, invece, lavorato per intorbidare, a dovere, le acque, ottenendo così il risultato d’impantanare i lavori di Comitato e relatore, finiti ormai in un innegabile “stallo”, imbarazzante per le istituzioni parlamentari stesse (il cui ramo del Senato, si ricorda, aveva votato il provvedimento praticamente all'unanimità).

Giunti a questo punto le soluzioni sono due: o la prossima settimana il “comitato ristretto della Camera” riprende il testo del Senato e con alcuni emendamenti, fra cui quello dei precari, lo approva (o anche approva un nuovo testo, ma coerente con il precedente, del relatore) e l’invia, urgentemente, alla commissione per il voto finale, oppure, se la scelta del comitato ristretto sarà quella di continuare nella ricerca di un improbabile “meglio”, è opportuno che, contestualmente, i deputati prendano coscienza di aver, in così fare, perso l’ultima grande occasione per risollevare e dare dignità ad Accademie e Conservatori di musica italiani. Come noto sono decenni che i nostri studenti attendono spendibilità ed equipollenza dei loro titoli per porsi finalmente alla pari con gli studenti del resto dell’Europa; e fidavano proprio in questo provvedimento per ottenere quanto, infine, è loro dovuto. Infatti, mentre il già Paese dell’Arte langue, dopo il trattato di Lisbona (per la cronaca siglato anche dall’Italia, e mai rispettato), le riforme sono state attuate e rese funzionanti nei restanti Paesi europei, Turchia compresa. E ciò per merito dei loro attenti legislatori che, sensibili all’arte, non hanno mancato di dare leggi e sostegno al settore artistico. L’Italia, invece, se perderà la presente occasione, resterà ancora una volta al “palo” poiché, senza l’approvazione di questa legge, i nostri studenti saranno, come detto, traditi e resteranno, causa mancata spendibilità dei titoli, subalterni, non solo agli studenti di tutta Europa ma del mondo (leggi mercato orientale). E dopo gli studenti ad essere traditi saranno anche tanti preparatissimi docenti delle nostre Istituzioni, perché anch’essi verranno condannati, senza la legge, a restare subalterni, ovvero... precari a vita.

Alla fine il Parlamento, che ricordiamo esiste per rappresentare e risolvere le istanze giuste dei cittadini (questa non è un’utopia ma il senso della nostra Costituzione) potrebbe, dopo tante speranze ed attese, sentire almeno il dovere di dare una risposta chiara al settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale italiana. Lasciarlo morire per effetto di altrui deprecabili giochi, sia detto senza paura di scantonare nella retorica, sarebbe davvero un imperdonabile delitto culturale!

Dora Liguori