Unione Artisti UNAMS |
Per una valorizzazione dell'Alta Formazione Artistica (di Giuseppe Furlanis) Riceviamo e volentieri pubblichiamo la Lettera di Giuseppe Furlanis - Presidente del CNAM |
Riceviamo e pubblichiamo con piacere la bella lettera a titolo lersonale che il Presidente del CNAM, Prof. Giuseppe Furlanis, ha inviato ai sindacati ed altri avverso la incostituzionale ed errata, culturalmente parlando, separazione che si vorrebbe fare, attraverso il Parlamento, dei Conservatori dalle Accademie. Speriamo che, una volta tanto, in Italia riesca a prevalere il buon senso e la ragione.
D. L.
Per una valorizzazione dell'Alta Formazione Artistica
(di Giuseppe Furlanis)
Per il suo prezioso patrimonio storico-monumentale e per il suo ricco tessuto di tradizioni artistiche, l'Italia è percepita nel mondo come il «paese dell'arte». È, infatti, l'arte che, più di ogni altra cosa, rende visibile la storia del nostro paese e ne rafforza l'identità culturale; ed è sempre l'arte che è alla base del successo internazionale del «made in Italy». La creatività italiana, infatti, è intesa come un ricco e variegato intreccio di esperienze artistiche in cui sono messe in relazione arte, musica, moda, design, teatro, cinema.
Nonostante questo importante contributo, che l'arte offre nella sua più ampia accezione di attività di produzione estetica, la formazione artistica non ha mai ricevuto nel nostro paese un adeguato riconoscimento, e i logoranti ritardi con i quali è attuata la Legge di Riforma 508 ne sono una chiara testimonianza.
Viceversa, proprio in considerazione del fondamentale ruolo che l'arte riveste nello sviluppo culturale ed economico del nostro paese, andrebbero promossi e sperimentati modelli formativi nuovi; modelli che siano in grado di assegnare al nostro paese un ruolo di rilievo nel panorama della formazione artistica a livello internazionale. La possibilità di istituire delle specifiche "Università dell'Arte" o, come prevede la Legge 508, dei "Politecnici delle arti", potrebbe configurarsi come una importante innovazione da attuare in quelle città che, per tradizione storico-culturale, evidenziano una significativa presenza di produzione artistica negli ambiti delle arti visive, del design e della moda, della musica e dello spettacolo, della valorizzazione, tutela e restauro dei beni culturali e paesaggistici.
Sorprende che ora, viceversa, si chieda, con un appello sottoscritto da numerosi artisti e intellettuali, la separazione delle Accademie di belle arti dal comparto AFAM, quindi che si dividano le arti visive dal resto della formazione artistica, dal design e dalla moda (ISIA), dalla musica e dal canto (Conservatori), dal teatro e dalle arti dello spettacolo (Accademia di Arte Drammatica e di Danza). Sorprende anche perché, per effetto della riforma, si dovrebbe andare esattamente nel senso opposto, ossia verso un'idea dell'arte come fenomeno globale, verso un sistema delle arti che fosse in grado di restituire la complessità dell'azione creativa attraverso una sempre più marcata sinergia e interazione tra le diverse esperienze e linguaggi artistici. Una trasversalità dei saperi e delle competenze che è sempre più necessaria perché l'innovazione in generale, e quella artistica in particolare, si sviluppa soprattutto nei territori di confine, la dove le ibridazioni rendono fertili le idee. Questo fenomeno di sinergia tra le diverse esperienze artistiche è sempre più presente nell'arte contemporanea o, meglio, nei diversi ambiti della produzione estetica e, pertanto, dovrebbe caratterizzare lo sviluppo dell'Alta Formazione Artistica e Musicale nel rispetto della ricca tradizione storica di Accademie e Conservatori.
La richiesta di separare le Accademie di Belle Arti dal resto delle istituzioni AFAM, disattendendo lo spirito della Legge di Riforma, fermerebbe l'attuazione della riforma stessa; rischiando di conseguenza di mantenere le istituzioni AFAM in una grave condizione di indeterminatezza normativa. Istituzioni, queste, che hanno ormai da tempo avviato i nuovi ordinamenti e che necessitano dei regolamenti relativi all'avanzamento del sistema e al reclutamento, al fine di favorire una maggior attitudine e orientamento alla valutazione, alla programmazione e alla ricerca, che sono aspetti essenziali dell'autonomia. Sicuramente è necessaria una revisione della riforma, perché questa, a distanza di tredici anni dalla sua emanazione, richiede un adeguamento per aggiornarla ai nuovi bisogni formativi. Per fare questo è però indispensabile che la stessa riforma concluda il suo iter e che si attui un rigoroso monitoraggio e una attenta valutazione dello stato di fatto, al fine di favorire una razionalizzazione dell'offerta formativa che tenga conto delle vocazioni delle singole istituzioni e delle peculiarità culturali ed economiche dei territori che le accolgono. Una programmazione che permetta di elevare la qualità dell'offerta formativa e al tempo stesso che sappia offrire ai diplomati maggiori opportunità di lavoro.
È comprensibile che a fronte delle lentezze estenuanti che hanno caratterizzato il percorso della legge di riforma 508, sia cresciuto un sentimento di disillusione anche tra coloro che hanno sostenuto questa legge con forza e passione. Così come è comprensibile l'amarezza e le proteste dei docenti delle istituzioni AFAM che da anni chiedono che siano riconosciute loro le medesime condizioni giuridiche ed economiche dei docenti dell'Università; ma è rischioso il tentativo di raggiungere questo obiettivo attraverso un provvedimento che interviene così pesantemente su un settore strategico per lo sviluppo culturale ed economico del nostro paese.
Un provvedimento che interviene in assenza di una effettiva programmazione sul futuro dell'Alta Formazione Artistica nell'insieme della sua offerta formativa. La proposta di separare le Accademie di Belle Arti dal resto del sistema AFAM, tende a definire una divisione tra le arti visive e applicate, che vengono orientate verso l'Università, e le arti dello spettacolo che mantengono una loro autonomia. Se fosse questo il fine non si capisce come mai gli ISIA, che per obiettivi formativi sono i più affini all'università, siano mantenuti nel sistema AFAM.
Inoltre è opportuno mettere in evidenza che un passaggio delle Accademie all'Università senza salvaguardare l'attuale processo di trasformazione, comporta il rischio che tutti i nuovi indirizzi che le Accademie hanno attivato non rispettino i requisiti minimi necessari per mantenere attivi corsi universitari. Il DDL già approvato al Senato e ora all'esame della VII° commissione della Camera, rappresenta una importante opportunità per garantire un'effettiva valorizzazione del sistema dell'Alta Formazione Artistica e Musicale ormai logorato da un processo di riforma interminabile. Ma questa opportunità, per essere efficace, deve considerare la complessità dei problemi della formazione artistica, con la consapevolezza che una sua valorizzazione è indispensabile per garantire al nostro paese, anche nel futuro, di essere protagonista sulla scena internazionale negli ambiti dell'arte, della musica, del design, della moda e più in generale in tutti quei settori nei quali la qualità estetica rappresenta una fondamentale risorsa culturale ed economica.
G. F.