Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

Due cosette da dire ad alcuni docenti di Accademie di B.B.A.A...non per polemica ma per verità storica

Comunicato Stampa

Rif. 063
21-10-12

Qualcuno va in giro raccontando la natura universitaria delle arti visive per farne argomento di privilegio rispetto alle arti musicali. Premesso che ritengo alquanto inutile se non demenziale la “querelle”poiché, a mio giudizio, l'Arte esercitata nelle Accademie è senz'altro superiore (in quanto non costretta da restrittive e inidonee regole universitarie) a qualunque facoltà universitaria, chiamata in causa, come musicista, mi sento in obbligo di precisare che la prima Università, nel Medio-Evo, nasce a Parigi “Facoltà delle Arti”, contemplando, all'interno, proprio lo studio della musica.

Come noto, intorno alla metà del secolo XII, nascono, in Europa, le prime due tipologie di università (intese nel concetto moderno che noi diamo a questi centri di sapere) e precisamente nascono a Parigi e Bologna (il dibattito è ancora aperto su quali delle due università sia nata prima) ma, di certo, a prescindere dalla primogenitura, nascono con due connotazioni diverse: Bologna con un'accentuazione scientifica e Parigi con un indirizzo di tipo aristotelico, ossia privilegiante le cosiddette “Arti liberali” (denominazione già usata ad Alessandria d'Egitto per indicare gli studi classici e filosofici). Questa scelta di Parigi deriva da due fondamentali elementi storici : le lezioni di alcuni maestri, fra i quali il famosissimo chierico Abelardo (quello delle lettere d'amore con la sua allieva Eloisa) che nei primissimi anni del 1100 risulta essere il più celebrato maestro di Logica e Teologia, nonché la venuta a Parigi, dopo il 1102, di famosi chierici provenienti dalla corte di Rouen in Normandia. Costoro, tra il 1099 al 1102, erano accorsi in Normandia, per merito di Sibilla d'Altavilla, donna straordinaria per cultura e bellezza, e avevano contribuito, con essa, a dare vita ad una delle più illuminate corti del Medio-Evo.

Sibilla, nata in Puglia e divenuta duchessa di Normandia per effetto di matrimonio con il duca Roberto (detto Courteheuse), incantava tutti con la sua straordinaria sapienza di tipo greco (vedi lo storico Orderic Vital e le mie ricerche per il libro su Sibilla) e, per queste sue doti, influenzò di molto gli intellettuali del tempo, accorsi, appunto, per abbeverarsi di ellenismo, alla sua corte. La precocissima morte della duchessa (22anni), forse per avvelenamento (omicidio di stato) e sconfitto anche il marito Roberto nella battaglia di Tinchebray (anno 1106) ad opera del fratello Enrico, re d'Inghilterra, costrinse i molti chierici della splendida corte della dotta pugliese, a trasferirsi a Parigi. Li giunti si unirono ad altri maestri che, ormai scontenti della Scuola Episcopale di Notre Dame, infarciti tutti preminentemente di cultura greca, decisero di riunirsi più o meno sulla riva sinistra della Senna ove, insieme ai loro studenti, fondarono la “Facoltà delle Arti”, intesa quali Medicina, Diritto, Teologia e Musica. Quest'ultima era considerata disciplina fondamentale proprio per il concetto di armonico insito nella musica: ordine e armonia che secondo i grandi filosofici greci sono alla base dei cicli regolante la natura e di quanto possa essere ricompreso nell'Universo. Pertanto la musica diveniva il doveroso e obbligatorio sostegno allo studio della matematica, della medicina e delle arti oratorie (vedi studio del diritto) nonché dell'astrologia; non a caso molti filosofi, matematici e grandi oratori etc. della Grecia, erano anche conoscitori della musica. Sulla base del concetto di armonia si poggia, da sempre, la medicina cinese e Cicerone, per perfezionare la sua arte oratoria, ritenne opportuno recarsi in Grecia, ove affinò, tra l'altro, le sue conoscenze musicali onde imparare ad esprimersi in modo intonato e ritmico (da ciò deriva, poi, lo straordinario successo dei discorsi, o orazioni, di Cicerone a Roma). Vale la pena rammentare che per definire un uomo colto i romani usavano il termine “Homo musicus”. Pertanto, partendo da questa concezione, alla base della Facoltà delle Arti (trivium e quadrivium ) c'era la musica.

Ben diversa la storia delle arti visive, anche definite arti meccaniche o manuali che, proprio per la loro diversità di apprendimento, libero e lontano da sovrastrutture e codificazioni, non aveva trovato spazio nelle prime facoltà universitarie medievali ove, come sopra detto, veniva privilegiato lo studio della musica. Ma proprio questa apparente esclusione costituirà proficua occasione per la nascita del periodo più fecondo, culminante con il Rinascimento, della più fortunata stagione delle arti visive, dovuta alle gloriose e grandi “botteghe d'arte”. In seguito, per illuminata iniziativa di Cosimo I dei Medici (su suggerimento del Vasari) nasce nel1562 l'“Accademia del Disegno” e in contemporanea a Roma l'“Accademia di San Luca”, mentre a Bologna la famiglia Carracci da' vita ad un'accademia privata dal nome “Accademia degli Incamminati”. E di seguito nel 1648 viene istituita sotto il controllo del re di Francia l'“Accademia di Parigi” con succursale a Roma ove venivano inviati gi allievi francesi per perfezionarsi nell'apprendimento della bellezza delle arti greche e romane. Di qui la nascita del termine “Belle Arti”che finirà per distinguere, ben presto, le arti maggiori (pittura, scultura) dalle arti cosiddette minori (oreficeria, ceramica). Di seguito per iniziativa di Maria Teresa, imperatrice d'Austria, nascerà nel 1775 Brera.

Tutto questo discorso per dimostrare che il cammino delle arti visive è soprattutto, e per fortuna, poco legato alle università e molto al concetto di luogo ove s'esercitano e si onorano realmente e manualmente le arti: ossia le gloriose botteghe d'Arte e successivamente le Accademie. Pertanto aspirare ad essere università tout-court è solo una forma di sudditanza psicologica che si giustifica attraverso l'aspirazione, meno artistica, di adeguare gli stipendi dei docenti agli standard economici universitari. Una più che legittima aspirazione che, però, non può essere raggiunta attraverso la distruzione dei capisaldi che regolano ancora oggi la formazione artistica nelle Accademie, per le discipline delle arti propriamente dette ( pittura, scultura, decorazione, scenografia, e il corredo delle nuove discipline), forme di studio ben diverse dall'organizzazione degli studi universitari. Unica eccezione è forse costituita dall'insegnamento di Storia ed Estetica della Musica nei conservatori e Storia dell'Arte nelle Accademie di B.B.A.A., discipline che solo apparentemente sono affini alle discipline d'identica denominazione impartite nelle Università... ma appare evidente che non possiamo, per questo, stravolgere l'attuale assetto di Accademie e Conservatori.

La seconda cosetta che mi urge rammentare a certi colleghi delle Accademie (tanto desiderosi di staccarsi dai colleghi dei Conservatori) che durante l'ultimo contratto, proprio in virtù dell'unità delle Istituzioni, è stato possibile ridurre l'orario di tantissimi docenti di Accademia, portando il loro monte ore di 486 ore (tipico della secondaria) a 250 ore di lezioni frontali con le restanti 74 per ricerca e attività collegate alla docenza. Tale operazione è stata praticabile proprio in base alla sopracitata unitarietà del sistema. Infatti, per convincere lo Stato, che più volte aveva detto no, è stato fatto prevalere il concetto matematico che recita: “invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia”. In soldoni si offriva di diminuire a qualcuno l'orario per addebitarlo a qualcun altro poiché solo, in tal modo, per le casse dello Stato, il prodotto finale non cambiava. E questo qualcuno furono molti docenti di Conservatorio che passarono, da uno storico monte ore di 216 e 253 ore (senza alcun aumento di retribuzione) a 324 ore.

Allora veniva utile essere una sola famiglia, adesso, direbbero a Napoli, ci siamo “sparentati”!

Almeno un grazie era forse doveroso, anzi lo abbiamo avuto... e che grazie!

Dora Liguori