Unione Artisti UNAMS |
La programmata persecuzione del docente AFAM - Quando la realtà supera la fantasia - Di Dora Liguori Comunicato stampa |
È di questi giorni la notizia che un direttore di conservatorio ha comminato, pare, circa una sessantina di procedimenti disciplinari (dicasi 60) ai docenti dell'Istituzione nella quale, vale la pena di ricordare, questo signore espleta le sue funzioni di direttore, non per imposizioni dall'“alto”, ma perché liberamente eletto. Pertanto si presuppone in piena democrazia!
Una situazione del genere, che va ad aggiungersi ad altre iniziative altrettanto punitive nei confronti dei docenti, dà motivo a fare alcune riflessioni sull'attuale condizione della docenza, una condizione divenuta pietosa, e della quale ad essere complici, almeno per il 50%, sono proprio i docenti. Infatti il “dalli al docente” sta assumendo la configurazione di una vera guerra, una guerra quasi persa, non solo per la violenza di certe iniziative, ma per la noncuranza, la sottomissione e soprattutto la mancanza di volontà con la quale l'esercito (leggasi docenti) si sottomette all'attacco.
Prima di proseguire con una disamina sull'avvilita condizione del docente, vorrei tornare, essendone stata sollecitata, alla problematica iniziale, esprimendomi sul caso specifico della sessantina di procedimenti disciplinari inviati; e lo faccio formulando una domanda:
Sono davvero legittime queste sanzioni?
In caso affermativo occorrerebbe allora dire che il Conservatorio, teatro dell'evento, con questo numero di colpevoli, supera di gran lunga la fantasia dalla già criticata fiction televisiva. Infatti l'immaginario Conservatorio, rappresentato in televisione, qualora lo si andasse a rapportare ad un Conservatorio dove sessanta docenti sarebbero meritevoli di procedimenti disciplinari, nel confronto, lungi dall'essere un luogo dove alberga la corruzione, diverrebbe una specie di luogo di raduno e preghiera del tipo di quello abitato dalle “Ancelle della misericordia divina”, o giù di lì.
Se, invece, i docenti sanzionati non sono colpevoli, come fermamente credo, allora occorre dire che comportamenti così estremi, da parte di un direttore, fanno parte probabilmente di altrettanto estremi comportamenti caratteriali che non nascono all'improvviso, ma che già facevano parte delle caratteristiche del personaggio; un bagaglio, appunto caratteriale, che i docenti ben avrebbero dovuto immaginare e soprattutto valutare al momento dell'elezione. Il sistema del voto serve proprio a questo: garantire un consenso a delle persone che, nel tempo, abbiano saputo conquistare la stima dei colleghi, in quanto possessori, oltre che di competenza, anche di equilibrio, rispetto e disponibilità al dialogo con i colleghi. Purtroppo si dà il caso che spesso il docente, oggi, voti facendosi trasportare da altre valutazioni, a volte non legittime e ancor più spesso riferibili all' italianissimo “tengo famiglia”; ossia non votano colui che meglio risponde alle sopra elencate qualità, ma fanno slittare il loro voto verso personaggi che, in campagna elettorale (avviene anche per i partiti politici), sono abili a promettere, magari il concertino, il permesso, o similari misere elargizioni. E ciò significa che il docente, nel farsi convincere da simili argomenti, non ha alcuna stima di sé, dei suoi diritti e del suo voto (esattamente come, a volte, avviene per il popolo italiano). Poi, una volta persa la dignità, il docente, deve anche attendersi situazioni del genere: chi ha il potere non stima quasi mai chi si è venduto, soprattutto per pochi soldi.
Ed ecco qui il famoso 50% di complicità nelle situazioni avverse.
In ogni caso, se i mali della docenza si esaurissero solo con i fatti sopra descritti, sarebbe sì cosa grave ma non irrimediabile, mentre i veri problemi, e ancor più gravi, stanno altrove. Infatti la funzione docente, oggi, non è solo mortificata ma addirittura perseguitata, e ciò nell'intento di ottenere un preciso disegno, che, forse, solo l'UNAMS non condivide. Non a caso altrove si tace colpevolmente. Pertanto, il sindacato che ho l'onore di rappresentare, non avendo ancora svenduto la dignità di cui sopra, ritiene di dover denunciare i seguenti fatti e dopo... dopo i docenti facciano pure ciò che vogliono: possono non credere (e di fronte ai fatti elencati sussistono pochi dubbi), girarsi magari dall'altra parte; insomma possono fare tutto, tranne che affermare di non essere stati ampiamente messi in condizione di sapere e pertanto di assumere le giuste misure per avviare una loro opportuna tutela. Poi, il contrabbandare le proprie ingiustificate paure o la propria trascuratezza verso problemi che, invece li vanno a riguardare tanto da vicino, assume un solo connotato: mancata stima verso la propria funzione docente o peggio, vigliaccheria. E quindi hanno ragione gli altri se, poi, senza timore mettono i docenti sotto i piedi. Il mondo così gira!
Comunque, a parte qualsivoglia altra considerazione, va posta una preliminare domanda sulla docenza: se è vero che lo studente, come tutti si beano a dire (cosa peraltro vera) è al centro dei fini dell'Istituzione, ne discende che non può esistere la condizione di studente se a monte non esiste una condizione di docente, o anche viceversa.
E quindi le due funzioni non possono che essere ineluttabilmente collegate, ergo: l'Istituzione per esistere deve partire da queste due fondamentali figure: il maestro e il discente. Il resto è un corollario necessario ma non indispensabile. Pertanto, senza estremizzare o fare riferimenti a quella scuola greca, definita peripatetica, ove il maestro elargiva il proprio sapere ai discenti, semplicemente passeggiando (ovvero senza luoghi deputati o altre sovrastrutture da aggiungere appunto al suo sapere), sarebbe bene affermare che, prima di dare gratifiche a qualunque altra figura presente nell'Istituzione, il rispetto e l'attenzione dovrebbero essere rivolti al docente, altrimenti... addio allievi. E senza allievi vanno a casa tutti!
Fatta questa opportuna precisazione, l'esperienza invece ci dice che, sin dai primi anni del duemila, si è aperta contro il docente una guerra degna di miglior causa. E tutto ciò è avvenuto, come già detto, per un preciso piano di destabilizzazione che intenderebbe rendere precario il settore, forse per meglio gestire quell'autentico patrimonio costituito appunto dalle cattedre. Pertanto contro i docenti si è intervenuti con i seguenti interventi punitivi :
Riassumendo la condizione del docente AFAM, oggi, è la seguente:
E qui, pur esistendo tutta una serie di altre poco allegre iniziative, non vado oltre.
Infine, a fronte di tutta questa acquiescenza, appare anche logico che la direzione generale AFAM, ormai abituata al silenzio, provi qualche fastidio verso quel sindacato UNAMS che, unico, “osa” ancora tutelare i diritti dei docenti, così turbando quella pace tanto bene creatasi in giro. Che dire, occorre comprendere anche il dottor Civello !!!
A scusante dell'UNAMS, è possibile rispondere con le parole di un “certo” Di Vittorio, che di sindacato un poco se ne intendeva. Il fondatore della CGIL, allorché venne ripreso perché parlava troppo (nel senso che protestava troppo), rispose in pugliese: “ce völev stae cit fascev' n'and fatig” (se volevo stare zitto facevo un altro mestiere). Insomma il compito del sindacato, e quindi del sindacalista onesto, è quello di parlare a tutela del lavoratore... se invece ha paura, o anche lui “ha famiglia”, è bene che faccia un altro mestiere. Grande Di Vittorio!
D. L.
P.S. Sempre a proposito di prestazioni mal pagate ai danni dei docenti, vale la pena di rammentare quanto ebbe a rispondere, a Caterina di Russia, la cantante Caterina Gabrielli. Infatti essendosi l'imperatrice lamentata dell'esosità della richiesta avanzata dalla Gabrielli, a sua detta superiore ai compensi percepiti dai generali dell'impero, la cantante imperterrita rispose: maestà, allora, faccia cantare i suoi generali!
Pertanto, se ancora esiste un minimo di dignità nei musicisti, essi ricordino che, per legge, il lavoro non può essere svolto a compenso gratuito; in ogni caso non debbono assolutamente accettare contratti sottopagati. Se poi qualcuno insiste, possono sempre rispondere che le ore aggiuntive, in orchestra o quant'altro, se le faccia lui! Infatti (come ha anche detto la Sbarbati alla tavola rotonda promossa dall'UNAMS): “solo se la categoria è compatta e determinata un sindacato la può difendere”.
Ma, stante così i fatti, se i docenti continuano a non reagire, fra un poco sarà prevista, per loro, ciò che avveniva un tempo per i militari colpevoli di vigliaccheria: fucilazione con previo strappo delle spalline e dei gradi; che per i docenti magari sarà: fucilazione con previo e poco urbano sputo in faccia.
Pensate ad una esagerazione... magari!