Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

A proposito di Conservatori e... delitti perfetti

di Dora Liguori

Rif. 080
30-11-13

Su un noto quotidiano è apparso un articolo che, per le inesattezze contenute, dimostra pressapochismo o meglio scarsa conoscenza, da parte di chi scrive, di determinati argomenti, soprattutto quando la penna di costui cade sui Conservatori di musica. Infatti, dopo un titolo “sparato” contro queste povere Istituzioni, i tre quarti dell'articolo l'estensore prima li dedica alle Fondazioni lirico sinfoniche (con argomentazioni che al 90% mi sentirei di sottoscrivere anch'io), e solo dopo inizia una serie di valutazioni, appunto inesatte, nelle quali se la prende con i citati Conservatori, resi, da lui, quasi colpevoli della mancata e spesso distorta attuazione della Legge di riforma 508 del 1999. Su questo punto (tradimento della legge 508) io ritengo, invece, che se i Conservatori e le Accademie si trovassero davanti ad un tribunale, potrebbero, per i danni ricevuti, costituirsi “parte civile”.

Comunque, in merito all'argomento “Riforma”, il giornalista (o collega di Conservatorio, come alcuni mi dicono) mi dà il destro, onde evitare che anche per il futuro (come direbbero i napoletani) parli “a schiove”, d'informarlo su alcune cosette che egli dimostra, come sopra detto, di non conoscere, e soprattutto desidererei informarlo sui veri responsabili di alcune carenze della riforma.

Parlando di “licei musicali”, nella prima stesura del DdL di Riforma, in uno degli articoli, era stata prevista l'Istituzione di scuole di formazione professionale musicale che, a somiglianza dei già esistenti licei artistici, avrebbero dovuto costituire la base di quegli studi che, dopo, sarebbero andati a trovare nei Conservatori di musica - Istituzioni di Alta cultura (al pari delle Università), qualifica che discende da un preciso dettato costituzionale e non certo “regalata” da qualche volontà politica) - la loro naturale conclusione.

Pertanto non esiste nessun infelice equivoco nella legge 508, poiché essa, piaccia o non piaccia, va ad applicare il dettato della Costituzione; di contro è esistita (e ancora esistente) la perversa volontà, essendoci stato a monte il disegno, da parte di alcuni, di un'incostituzionale licealizzazione degli attuali Conservatori, di affossare la legge, attendendola al varco dei regolamenti attuativi.

E fortuna vuole che, forse per miracolo della vituperata (dall'articolista) Santa Cecilia, la legge 508 si è dimostrata tanto valida da evitare, più volte, guai davvero seri alle Istituzioni e al suo personale.

Insomma chi ha scritto l'articolo, forse, fa parte di quanti volevano che a dare la laurea in violino o pianoforte e in pittura o scultura fossero le Università.

Tornando, dunque, alla legge, come detto, la nascita dei licei, cosa ovvia e sensata, era stata prevista come contestuale all'emissione della legge; purtroppo la storia ci racconta che, invece, l'allora ministro della Pubblica Istruzione (del quale evito di fare il nome) pretese quale “condicio sine qua non”, per l'approvazione della legge medesima, la cancellazione di questo passaggio (di ciò, essendo vivi e vegeti, mi sono testimoni i relatori della 508).

Pertanto il provvedimento, per chiara volontà politica, partì mancante di questo importante segmento.

In linea, dunque, con la nuova stesura della legge, dopo varie vicende e ritardi, per volontà di alcuni ministri, s'iniziò a prevedere l'inserimento di corsi d'indirizzo musicale in alcuni licei. La cosa poteva anche funzionare ma, nonostante la buona volontà di un funzionario del Gabinetto del Ministro, a peggiorare una situazione già anomala, intervenne la “sapienza” dell'Amministrazione che, con il “conforto” di alcuni sindacati (noi ovviamente contrari), invece di prevedere seri concorsi per l'assunzione di docenti qualificati e con specifici titoli artistici e professionali in detti licei (che va sottolineto dovevano essere professionalizzanti e non semplicemente culturali), decise di mettere, detti corsi, a disposizione anche di personale, in posizione di soprannumero, di materie culturali (Educazione musicale ecc.); non tenendo conto, con ciò, che spesso (ed è capitato) detto personale, qualificato e selezionato per insegnare la musica in generale, non lo era altrettanto per insegnare uno strumento che magari non suonava più da anni.

Il risultato, possibile da immaginare, che ne derivò, fu la protesta delle famiglie e, in alcuni casi, il fallimento di detti corsi. Insomma nonostante esperienze anche assolutamente valide e positive, che ancora sussistono, si sta perdendo l'ennesima bella occasione.

Premesso che, per la logica del libero inserimento, i concorsi dovevano essere aperti a tutti, compresi i docenti già impegnati nelle altre scuole, era chiaro che, volendo fare le cose con serietà, ad essere valutati dovevano essere soprattutto i titoli artistici; insomma, se lancio e promozione ci doveva essere, i posti andavano assicurati, senza ombrelli sindacali (non il nostro, ripeto), ai migliori.

Che dire? Anche questa volta, per mezzo di balordi sistemi, si sono, forse volutamente, affossati i licei.

Ma di ciò: perché dare responsabilità ai Conservatori? O anche perché dare torto a quei genitori che hanno preferito i corsi pre-accademici, essendo a detta loro, più affidabili?

Chi scrive è stata spesso incompresa e tacciata anche di combattere questi corsi. Purtroppo la verità è che la politica dello “struzzo” non paga... e il problema, essendo i pre-accademici non in ordinamento... esiste e come!

Pertanto, occorrerebbe, evitando le stupide polemiche, sanare la situazione, dando a Cesare quel che è di Cesare; e per farlo è necessario ribadire che:

  • per diritto costituzionale tutti i Conservatori di musica sono Istituzioni di Alta Cultura e occorre pertanto consentire a tutti di reggere il confronto con le nuove sfide della formazione. Infatti gli studenti di Potenza, di Vibo o di Novara etc. hanno gli stessi diritti di quelli di Napoli, Roma o Milano;
  • occorre, fatte queste premesse, trovare i maledettissimi fondi per avviare serie scuole di base di Formazione musicale, come avviene in tutti i posti civilizzati del mondo; occasione che darebbe anche una giusta risposta lavorativa a tanti nostri bravissimi diplomati, o laureati che dir si voglia;
  • sarebbe saggio dire un “basta” a calcoli sballati, quando non tendenziosi, sul rapporto numerico docente- studente, fuorviando il giudizio di chi legge. Infatti solo chi conosce la realtà dei Conservatori sa la differenza abissale che intercorre fra la lezione frontale di strumento (che esiste pressoché solo nell'AFAM) e la lezione collettiva (in genere materie culturali, quali ad esempio, storia della musica etc...), simile a quella universitaria.
  • Infine, dare stabilità lavorativa a chi insegna da anni non è una “regalia scandalosa” come dice l'articolista, ma un diritto per chi lavora (o lui per caso non è stato mai precario? Allora, di grazia, come sarebbe entrato ad insegnare?). Non conosco la posizione di questo signore ma penso che se il provvedimento l'avesse riguardato da vicino, si sarebbe ben guardato dal definirlo scandaloso!

    E poi, in ultimo, perché prendersela tanto con la festa di Santa Cecilia, definita addirittura un funerale?

    Parlando di dipartite, mi auguro che esse non avvengano (una volta si diceva... crepi l'astrologo); ma qualora s'avesse a giungere a tale funesto evento sono certa che, magari piangendo, a seguire il feretro della santa, seguendo la logica del delitto perfetto, ci sarebbero proprio gli “assassini”!