Comunicato Stampa
Unione Artisti
UNAMS

I tre clochard Storia (vera) di Natale

di Dora Liguori

Rif. 087
21-12-13

A Natale, come è divenuta per me consuetudine, abbandono i temi sindacali e, per augurare buone feste a tutti gli amici, racconto una storia attinente al sociale. Nel presente caso, una storia semplice e tenera che spero induca a qualche riflessione.

C'era una volta...
tutte le fiabe iniziano così e, anche se questa che vi racconto non è propriamente una fiaba bensì la rappresentazione di un'Italia che sta divenendo sempre più povera, mi è gradito mantenere un tono leggero... “favolistico”.

Pertanto inizio (come nelle migliori delle fiabe) col dire che c'era una volta una grande città addobbata a festa per il Natale, caotica e rumorosa, la quale, causa anche il freddo, solo dopo la mezzanotte, diradandosi i passanti, raggiungeva un certo silenzio. In questo contesto natalizio, due signori, dopo una cena amicale, stavano rientrando frettolosamente in albergo, quando la loro attenzione venne catturata da una scena abbastanza insolita: sotto l'arco di una chiesa antica, da sempre chiusa e forse sconsacrata, c'erano due “clochard” che, con dei cartoni e delle coperte, s'erano costruiti, sull'ultimo e più largo degli scalini, una specie di capanna entro la quale i due dormivano. Un terzo clochard, immobile, sostava, invece, su uno degli scalini fissando i rari passanti e pareva che, con molta serietà, facesse la guardia a quel povero alloggio (parola alquanto inadatta) o insediamento di fortuna, caso mai a qualche malintenzionato venisse in mente di disturbare il sonno dei suoi due amici dormienti.

Tutto poteva definirsi irreale, quasi rarefatto e mancavano solo dei fiocchi di neve per completare un quadro fantastico di racconto alla Dickens; ma in quella città, dove spesso alberga la povertà, il clima, da sempre, ha deciso d'essere clemente e pertanto ... niente neve!

I due passanti, colpiti da quella miseria, avrebbero voluto lasciare un obolo ...il clochard di guardia, però, con estrema dignità dimostrava ampiamente di non volere nulla.

A lui bastava sapere che i suoi amici “riposassero al sicuro” e poi... guardare le stelle!

La mattina successiva uno dei due signori tornò a passare per la chiesa e i clochard erano ancora lì; o meglio due di loro, aperto il rifugio, stavano facendo dei piccoli disegni per così ottenere che i passanti lasciassero qualche moneta nella ciotolina posta proprio sullo scalino ove, la passata notte, aveva sostato il terzo barbone.

La curiosità prese il sopraddetto signore che chiese a uno dei due, una donna, dove fosse finito il terzo poveretto:

“Dorme” fu la risposta “lui veglia l'intera notte e solo all'alba “entra” per riposare”. Se vuole lo chiamo” aggiunse la donna con gentilezza. “Per carità non lo disturbi”.

“No, Camillo ha piacere di conoscere gente nuova”

E in così dire, al richiamo, tutto assonnato ma sempre dignitoso, Camillo emerse dal suo cartone e consentì che s'approfondisse la di lui conoscenza.

Dimenticavo un particolare di questa storia: Camillo é un bellissimo gattone grigio-blu scuro, ben tenuto e che al collo porta un collarino con un campanello, utile, di notte, ad avvertire i padroni qualora qualcuno si avvicinasse troppo (i pericoli esistono pure nella miseria) all'improvvisato rifugio. Per questo, durante la guardia notturna resta immobile ... comprende che muovendosi andrebbe a provocare falsi allarmi.

Chi, incredulo, volesse sincerarsi di questa storia potrebbe farlo facilmente: la città in questione è Napoli e i “tre” clochard sostano alla metà di via Costantinopoli.

Ho voluto raccontare questa storia di grande amore per sfatare una calunnia antica che pesa ancora sui gatti... quella che amino, più che i padroni, la casa!

Camillo è senza casa e per affetto ha sconvolto persino le sue gattesche abitudini diventando quasi... un cane. Infatti, come mi è stato detto, non si allontana mai e men che mai scende dagli scalini. Di notte fa la guardia notturna e di giorno trova riposo in un povero cartone poiché... per amore, e solo per amore dei suoi amici, ha scelto di vivere, al freddo, sotto l'arco di una chiesa antica!

D. L.