Martedì, 15 gennaio, presso l'Istituto d'Arte di Gubbio si è svolto un Convegno di Studi sul Riordino degli Studi musicali.
Il vice sindaco della città, Prof.ssa Barchetta ha aperto i lavori portando il saluto dell'amministrazione comunale, ha poi elogiato l'iniziativa ed ha auspicato che l'istruzione musicale e coreutica, possa incontrare il sostegno degli estensori della normativa riferita all'inserimento di questi due indirizzi disciplinari in una degna e sostenuta collocazione ,nell'ambito della formazione e istruzione del sistema scolastico italiano.
Il dirigente scolastico di Gubbio, Gianni Meli ha, di seguito, preso la parola, delineando 10 scenario entro cui collocare un ipotesi di proposta di inserimento dell'indirizzo musicale nell'istruzione artistica (Istituti d'Arte e Licei Artistici).
In particolare l'istituto d'Arte di Gubbio si presenta come la scuola che, per la sua storia, si offre come modello di sperimentazione per proporre modifiche di adeguamento e arricchimento dell'offerta formativa.
Sin dal 1992 l'Istituto d'Arte di Gubbio ha awiato un progetto sperimentale autonomo, ponendosi quale "una delle Scuole Pilota del Ministero della Pubblica Istruzione per quanto concerne i Progetti di Riforma della Secondaria Superiore".
Inoltre, per sua natura, ha continuato nella sua relazione il preside Meli, I'Istituto è una istituzione aperta a molteplici contatti e collaborazioni culturali con Enti e strutture del territorio, anche parteners extraregionali.
Si è riscontrata, nel tempo, in tutto il comprensorio una grande vocazione verso il linguaggio musicale: numerose sono le bande musicali, le scuole di musica e di danza esistenti (nella sola provincia di Perugia si contano ben 42 scuole private!).
Appare pertanto scontato l'insorgere di una diffusa domanda da parte della futura utenza, di poter coniugare, all'interno della medesima Istituzione scolastica una unificazione di percorsi formativi tra gli indirizzi esistenti nelle scuole artistiche (istituti e licei) e l'indirizzo musicale e coreutico.
L'attuale assetto, frammentarizzato, sta producendo gravi situazioni di disagio o, quanto meno, di disorientamento per 1'utenza; mentre per il corpo docente della secondaria, lo studio della musica e/o della danza vengono considerate una fiera attività extrascolastica, al pari di qualunque occupazione sportiva e ludica.
I lavori proseguono con l'articolata relazione della Prof.ssa Dora Liguori. Inizia con una premessa: bisogna -afferma -affrontare prioritariamente il concetto di Arte da intendere come cultura generale o come professione: sono due cose decisamente differenti.
In una valenza di approfondimento culturale si colloca semplicemente come ampliamento della cultura personale; altra valenza è il concetto di "professione", perché, in un Paese come il nostro, dal rilevante patrimonio nel settore artistico, costituirebbe insana follia non provvedere alla formazione di professionisti dell'Arte.
Nella situazione attuale la scarsa attenzione per il settore artistico ha generato un lento ma costante decadimento culturale per cui, continuando di questo passo, si arriverà a non produrre professionisti. È questa una scelta che non può essere di questo o di quel partito, perché il diritto alI'istruzione è garantito dalla Costituzione che, alI'art. 33, garantisce ai cittadini italiani l'istruzione e la formazione.
Per diventare professionisti non basta possedere solo qualità intellettive bensì serve un percorso di studio e di esercitazione intensa: nessuno si sognerebbe di ridurre i 10 anni del Conservatorio in 7. Inoltre l'approccio è necessario che avvenga in età precoce. Nella 1egge di Riforma dei Conservatori (L. n. 508/99) si è partiti dalla considerazione che i Conservatori di musica, strutturati in un decennio sono rimasti tali sino ad oggi. L'ultima normativa per regolamentare Accademie e Conservatori di musica risale al Decreto luogotenenziale del 1918 che dopo oltre 40 anni recepiva i criteri espressi da Giuseppe Verdi.
Dopo di allora solo una legge del 30 sui programmi. Nel dopoguerra i "padri" Costituenti inserivano, provvidenzialmente nell'art. 33 della Costituzione il principio di riconoscere Accademie di belle Arti e Conservatori di musica quali Istituti di alta cultura unitamente alle Università.
Così la legge 508/99 sia pure dopo 50 anni ha inteso applicare il dettato costituzionale ne poteva fare il contrario.
Nella Riforma dei cicli la legge 30/2000 la musica era inserita in tutti gli indirizzi della secondaria di secondo grado. A nostro giudizio riteniamo che invece detto studio a livello professionale (come avviene nei paesi anglosassoni), debba avvenire prioritariamente nelle scuole artistiche in quanto in sintonia con una pari impostazione curriculare. Altra cosa è l'inserimento della cultura musicale che, invece, è auspicabile sia inserita in tutto il segmento della secondaria. In sintesi occorre creare dei luoghi deputati all'arte per consentire allo studente una formazione culturale ed artistica svolta in contemporanea e nello stesso luogo altrimenti si potrebbe determinare una formazione disorganica. L'inserimento dello studio professionale di arte musicale e coreutica nel quinquennio della secondaria comporta un primo segmento di orientamento e di formazione che apre alla frequenza del successivo triennio più biennio. Si aggiunge che, nella fase di Riforma, il Conservatorio dovrà prevedere diverse uscite. Un particolare riguardo va dato al percorso della danza, ove bisogna valutare la precocità e la durata della professione che, salvo eccezione, dura al massimo sino ai 35 anni. In questo settore bisogna tenere presente se formare "solo professionisti" o "cultori della danza". L'orientamento dominante in genere è quello di seguire il percorso di soli professionisti mentre si auspica di poter ampliare il concetto di cultura della danza. Ci troviamo su un campo di discussione aperta e, senza voler competere con l'esasperazione di alcuni Paesi dell'Est, si potrebbe percorrere un percorso condiviso.
Al momento la legge 508 risulta colpevolmente ferma poiche ancora non si è dato seguito alla fase applicativa a causa della mancata approvazione dei regolamenti. Si spera che si arrivi al rispetto e
alI'attuazione della legge, rendendola operante.
Il convegno prosegue con l'intervento della Prof.ssa Maria Macrì -responsabile per l'UNAMS degli Istituti d'Arte e Licei Artistici -che illustra la proposta di Riforma della Scuola ovvero la bozza di revisione della legge 30/2000 presentata dal Ministro MIUR Moratti.
La bozza prevede alI'art. 4, nel secondo ciclo di istruzione e formazione, un doppio sistema: quello dei licei e quello dell'istruzione e formazione professionale.
Il sistema dei licei, suddiviso in otto indirizzi comprende tra questi anche l'artistico e il musicale. Per il liceo artistico ( come per il tecnologico economico) è prevista una articolazione, "ancorché il numero limitato di indirizzi per corrispondere ai diversi bisogni formativi".
Rispetto alla prima proposta Bertagna sembrerebbe che per l'istruzione artistica, venga superata la paventata dicotomia dei licei artistici (inseriti nel sistema dei licei) e degli Istituti d'Arte nell'ambito della "formazione" professionale. In tale prospettiva si chiarirà, in incontri successivi, la collocazione che dovrà essere data a tutto il settore artistico e musicale nell'ambito della secondaria. È seguito un ampio e articolato dibattito con i professori intervenuti e il Convegno si è concluso con la massima convinzione che occorre, con un movimento della base, esigere rispetto e considerazione per il settore artistico e che per ciò ottenere è necessario inserirsi, immediatamente, nel dibattito parlamentare che a giorni dovrebbe avere inizio.